Per il decimo anno consecutivo Save the Children pubblica, in prossimità della festa della mamma, “Le Equilibriste. La maternità in Italia nel 2025”. 

Il documento traccia un quadro dettagliato sulla condizione delle madri nel nostro Paese, mettendo in evidenza luci e ombre di un’esperienza ancora troppo spesso segnata da disuguaglianze e ostacoli strutturali.

Il report analizza dati statistici, tendenze sociali e politiche pubbliche, mettendo in luce il carico sproporzionato che continua a gravare sulle donne che diventano madri, in termini di cura, tempo, energie e opportunità economiche. L’edizione 2025 dedica particolare attenzione alla condizione delle madri single — che, secondo le stime, raggiungeranno i 2,3 milioni nei prossimi vent’anni — evidenziando le difficoltà aggiuntive che affrontano rispetto a chi può contare su una rete di supporto familiare o su un partner.

L’Italia occupa il 96° posto su 146 Paesi nel mondo in relazione alla partecipazione femminile al mondo del lavoro, mentre rispetto al gender gap retributivo si trova alla 95esima posizione[4]. Inoltre, più di una donna su quattro (26,6%) nel nostro Paese è a rischio di lavoro a basso reddito, mentre la stessa condizione interessa un uomo su sei (il 16,8%)[5].

ll 20% delle donne smette di lavorare dopo essere diventata madre[7], spesso a causa dell’assenza di servizi per la prima infanzia e della mancanza di condivisione dei compiti di cura all’interno delle famiglie, che rendono inconciliabile la dimensione lavorativa e quella familiare. Secondo alcune stime preliminari[8], inoltre, questa percentuale salirebbe di ulteriori 15 punti, raggiungendo il 35%, tra le madri di figli con disabilità.

Anche quest’anno il Rapporto “Le Equilibriste, la maternità in Italia 2025” presenta un Indice delle madri per regione, risultato di un’analisi basata su 7 dimensioni: Demografia, Lavoro, Rappresentanza, Salute, Servizi, Soddisfazione soggettiva e Violenza, per un totale di 14 indicatori da diverse fonti del sistema statistico nazionale. L’indice è il frutto di una lunga e proficua collaborazione scientifica con l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat)[22].

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