Domani (Im)possibili” è una ricerca presentata da Save the Children e Caritas Italia in occasione di IMPOSSIBILE 2024, la biennale dei diritti dell’infanzia organizzata da Save the Children.

L’indagine esplora le diverse dimensioni della povertà minorile dal punto di vista dei ragazzi e delle ragazze, esaminando l’impatto che questa condizione determina sul vissuto presente e sulle prospettive future di vita ma contiene anche una contiene anche una ricerca realizzata in collaborazione con l’Ufficio studi Caritas Italiana sui nuclei familiari in condizione di povertà con bambini tra 0 e 3 anni assistiti dalla rete Caritas. Lo studio evidenzia come le privazioni economiche possano influire in modo significativo sullo sviluppo delle bambine e dei bambini già dai primi mille giorni di vita. Dall’indagine emergono evidenti le difficoltà materiali che affrontano ogni giorno, come:

  • l’acquisto di prodotti di uso quotidiano, come pannolini, tocca il 58,5% degli assistiti,
  • l’acquisto di abiti per bambini pesa al 52,3%, o alimenti per neonati come il latte in polvere, al 40,8%,
  • il 40,3% dei genitori dichiara di avere difficoltà a provvedere a visite specialistiche pediatriche private,
  • il 38,3% manifesta fatiche nell’acquisto di medicinali o ausili medici per neonati, specie se in presenza di disabilità o disturbi del linguaggio.

A queste principali difficoltà, che pesano sui bilanci delle famiglie in condizioni di grave disagio economico, si aggiungono: l’acquisto di giocattoli per i propri figli (37,2%), il pagamento delle rette per gli asili nido o degli spazi baby (38,6% dei nuclei) e anche, in casi di necessità, il compenso di eventuali servizi di baby-sitting (32,4%).

I problemi economici costringono le famiglie anche ad altri tipi di rinunce. Circa due su tre degli intervistati dichiara di essere costretto a rinunciare a opportunità formative e di lavoro non potendo lasciare il/i figlio/i a nessuno. Una percentuale che sale al 69,5% per le donne (53,3% degli uomini), dimostrando ancora una volta come il lavoro di cura pesa maggiormente sulle loro spalle. Inoltre, il 38,2% afferma di trovarsi costretto a rinunciare ad attività ricreative per i propri figli, come ad esempio festeggiare il compleanno. 

In riferimento ai servizi per l’infanzia, il 25,5% dei genitori intervistati dichiara di avere iscritto il proprio figlio o i propri figli al nido. Chi ha deciso di non optare per l’iscrizione lo fa perché spesso se ne occupa la mamma disoccupata o inoccupata (69,4%), oppure a causa della retta troppo alta (27,4%).

 

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