Nel bambino di 6 anni la crescita psicomotoria lo porta ad una importante evoluzione: la coscienza di sé e del suo corpo; l’accrescimento delle capacità di comunicazione; lo sviluppo delle abilità motorie.

Ringraziamo Genny Mangiameli, dello Spazio Mamme di Cataniaun progetto di Save the Children implementato dal CSI-Catania con l’obiettivo di promuovere l’inclusione dei bambini tra 0 e 6 anni e delle loro famiglie, partner della Rete ZeroSeiper averci dato l’opportunità di approfondire il tema dello sviluppo psicomotorio del bambino nei sui primi anni di vita.

Oggi parleremo del bambino di sei anni.

 

Il processo di laterizzazione
Nel bambino di 6 anni inizia l’organizzazione delle percezioni corporee. Se nel periodo precedente la percezione era rivolta principalmente verso il mondo esterno (guardare, toccare, sentire), adesso il bambino è capace di portare la propria attenzione sulle singole parti del proprio corpo oltre che sulla totalità di esso e ciò dipende dalla interiorizzazione che è un momento di presa di coscienza dell’Io. Percezione del corpo come unità, come immagine simmetrica e come lateralità, ovvero l’insieme delle predominanze particolari dell’una o dell’altra parte simmetrica del corpo, a livello di mano, piede, occhio, orecchio. Per lateralizzazione si intende il processo attraverso il quale si sviluppa la lateralità. Tale processo è connesso con l’organizzazione, da un lato dello schema corporeo, dall’altro dello spazio e del tempo. Vi sono periodi, anche lunghi, durante i quali il bambino utilizza la mano non dominante, oppure utilizza indifferentemente le due mani, in ogni caso la dominanza è fissata quando il bambino (a 6-7 anni) entra nella scuola dell’obbligo: è perciò un grave errore intervenire prima di tale età per modificarla. Il processo di lateralizzazione è fondamento dello stabilirsi della scrittura, del suo organizzarsi nello spazio del foglio. La dominanza emisferica è una importante condizione funzionale del cervello per cui, nella maggior parte delle persone, nell’emisfero sinistro si organizzano le elaborazioni percettive, le programmazioni motorie finalizzate e il linguaggio. I mancini contrastati sono dei soggetti lateralizzati in origine a sinistra e che per pregiudizi sociali ed errori educativi vengono costretti o stimolati ad utilizzare la mano destra. Tali interventi possono essere responsabili dell’insorgenza di conflitti neurofisiologici nell’ambito delle molteplici e complesse funzioni emisferiche e determinare disturbi del linguaggio (spesso balbuzie), strabismo, errori di lettura e scrittura, disturbi a carico della sfera affettiva e comportamentale come: timidezza, insicurezza, instabilità o irrequietezza psicomotoria, iperemotività, enuresi, onicofagia, tics, aggressività e talora veri e propri stati ansiosi.

 

Accrescimento della comunicazione e apprendimento delle regole sociali
Con l’avanzamento dello sviluppo del bambino si verifica anche un miglioramento quantitativo e qualitativo della comunicazione verbale e non verbale. I bambini vengono al mondo con un’innata capacità e motivazione a stabilire una relazione sociale con chi si prende cura di loro e passano così da un nucleo di interazioni faccia a faccia con le figure genitoriali all’utilizzo del canale comunicativo verbale dapprima con le persone vicine e poi con le altre. Infatti con l’inserimento nell’ambiente scolastico, le abilità sociali si arricchiscono sempre di più, si stabiliscono relazioni sociali temporanee o stabili con i coetanei, con le maestre, e dunque i primi rapporti di amicizia e di affetto. In questa fase diventa capace di risolvere conflitti e problemi di natura interpersonale. Socializza continuamente in virtù dell’inserimento a scuola e comincia a comprendere che ci sono delle modalità di comportamento appropriate e altre non appropriate. È l’epoca in cui apprende la distanza di conversazione, e che ci sono delle modalità di manifestazione d’affetto non uguali per tutti, ad esempio che non può abbracciare tutti come abbraccia la mamma, e che durante l’interazione con gli altri deve appunto mantenere una certa distanza. Apprende che ci sono delle regole sociali che, se rispettate, lo aiutano a diventare autonomo e responsabile. Il genitore, in questa fase, ha il compito di incoraggiare il proprio figlio nell’effettuare nuove esperienze e nel congratularsi con esso, manifestando orgoglio e soddisfazione per le avvenute acquisizioni. In questo modo il bambino matura un senso di fiducia in sé stesso e nelle proprie competenze.

 

I comportamenti educanti
I comportamenti educanti possono essere, ad esempio: stimolare l’assunzione di piccole responsabilità, insegnare le funzioni delle regole e spiegare come sono strutturate, differenziare ciò che è buono da ciò che è cattivo, ciò che è importante da ciò che non lo è, insegnare come conciliarsi con gli altri quando insorgono dei problemi e far capire che discutere serve per risolvere le questioni e non per ottenere delle conferme, permettere loro di fare le cose a modo proprio, individuando strategie personali per risolvere i problemi, stimolarli a fidarsi delle proprie sensazioni e dei propri sentimenti come fonti valide di informazione su cosa sta succedendo. I modelli educativi genitoriali, così come lo stile di attaccamento del bambino, influiscono sul suo modo di relazionarsi all’interno della famiglia e nel mondo sociale; questo perché genitori e figli si influenzano reciprocamente. Dunque, gli stili educativi dei genitori contribuiscono e possono avere effetti, positivi o negativi, sulla crescita e sullo sviluppo dei bambini.

 

L’età della motricità
L’età d’oro della motricità comincia a 6 anni. Il bambino acquista un ottimo senso dell’equilibrio ma va stimolato in tutte le attività. Le cose vengono apprese se proposte. Fisicamente ha le ossa molto malleabili e plastiche per la presenza di molta cartilagine. Nell’attività motoria emerge un maggior controllo posturale e tonico e un affinamento dell’attività prassica. Nel gioco con la palla riesce ad attenderla senza una postura preparatoria ed esegue il movimento di afferramento in tempo utile (terzo schema di afferramento). Riesce a trattenere una palla (anche bloccandola col petto) che gli viene lanciata ad una distanza maggiore (fino a 6 metri), ma bisogna aspettare ancora fino a 7 anni perché riesca a bloccarla usando solamente le mani. Ora è anche possibile osservare lo spostamento somatico quando la palla percorre traiettorie non favorevoli. A 6 anni il bambino inizia il lancio con una sola mano. Durante il lancio alcuni bambini possono già accompagnare lo spostamento del peso in avanti con un passo compiuto dal piede omolaterale all’arto superiore che lancia.
Le modalità di ricezione sono influenzate dall’integrazione di vari aspetti:
• la postura
• il tipo di lancio della palla
• la forza e la distanza dalla quale viene tirata la palla al bambino
• le caratteristiche della palla (grandezza, peso).

Le attività con la palla invogliano il bambino a giocare con gli altri; la palla ha infatti una forte funzione socializzante. La ricezione e il lancio della palla rappresentano quindi le premesse per il gioco con uno o più partner, in cui queste due componenti sono sempre integrate tra loro. Mentre il “lanciare” consiste in un movimento attivo rivolto all’ambiente in cui non ha importanza l’immediata ricezione dell’oggetto, il “palleggio” è un lancio eseguito in funzione di una breve e immediata ricezione ed è in grado di palleggiare con una sola mano, ma con il tronco ancora chino in avanti. Questo atto richiede un buon controllo della forza con cui battere la palla a terra.
Altri progressi motori:
– può iniziare a togliere le rotelle andando in bicicletta, ma il sellino deve essere posizionato ad un’altezza tale da poter permettere al bambino di toccare con i piedi per terra ed assumere una corretta postura, comoda alla pedalata;
– acquisisce regolarità nei salti, il bambino salta in modo corretto e fluente sul posto e riesce a superare ostacoli di 20 cm;
– si notano rilevanti miglioramenti sulla dissociazione, in quanto i movimenti sono meno globali e i differenti segmenti corporei acquistano più autonomia;
– l’equilibrio è molto migliorato, tanto che il salto mono-podalico può essere eseguito su entrambi i piedi, anche se spesso si osserva una differenza qualitativa.

 

Per chi volesse approfondire è possibile consultare i seguenti contenuti:

 “Le fasi dello sviluppo dei bambini. La crescita psicomotoria a 5 anni
 “Le fasi dello sviluppo dei bambini. La crescita psicomotoria a 4 anni
 “Le fasi dello sviluppo dei bambini. La crescita psicomotoria a 3 anni
 “Le fasi dello sviluppo dei bambini. La crescita psicomotoria 0-2 anni
 “Le fasi dello sviluppo. La crescita motoria del neonato di 12 mesi
 “Le fasi dello sviluppo. La crescita motoria del neonato da 0 a 8 mesi