Il crescente impoverimento delle famiglie, rilevato dalle statistiche nazionali dell’ultimo decennio e aggravato dagli effetti della pandemia, ha generato una gamma di bisogni molto più articolata ed eterogenea e ha messo in crisi un sistema che è stato spesso centrato su una logica di intervento assistenziale che si rivela, oggi, inadeguato ad intercettare la nuova domanda sociale, soprattutto quella delle donne e delle madri. Quale può essere, allora, il contributo del terzo settore? Ci aiuta a capirlo Alessandra Notarbartolo, coordinatrice Spazio Mamme di Palermo, per l’associazione Zen Insieme.

Le emergenze legate ai bisogni economici (casa, cibo, abbigliamento, utenze, ecc.) creano una routine quotidiana che diventa meccanica, ansiogena, e non lascia alcuno spazio di pensiero al sogno, ai progetti, al desiderio. Diventa un circolo vizioso di bisogni e senso di inadeguatezza nella cura, che quasi paralizza, attorcigliandosi su se stesso e facendo percepire questo destino come ineluttabile. Soprattutto le donne, le madri, prigioniere di questa gabbia, non si accorgono di non sapere, di non desiderare più.

L’esperienza dello Spazio Mamme, però, dimostra che le madri che riescono ad allargare gli orizzonti del proprio progetto di vita attraverso la conoscenza, la lettura, l’incontro e lo scambio con altre persone, compensano con la maggiore qualità di relazione il minor tempo a disposizione in famiglia, e questo migliora le competenze genitoriali e crea una maggiore coesione nella famiglia e nella comunità, contribuendo a ridurre la povertà educativa e spesso anche la povertà materiale.

L’autonomia, il benessere, la realizzazione delle donne/mamme sono, infatti, indispensabili per contrastare la povertà educativa dei bambini e delle bambine, soprattutto tra 0 a 6 anni. Tuttavia, ancora troppa poca attenzione viene data alla salute psicofisica delle donne, al loro equilibrio relazionale e al loro potenziale inespresso.

 

Dalla scoperta dei desideri all’emersione dei talenti

Lo Spazio Mamme presso il quartiere Zen di Palermo si propone come “laboratorio” di metodologie diversificate, aventi tutte il medesimo obiettivo: accrescere il livello di partecipazione e di scambio di esperienze tra donne e madri con le stesse difficoltà, e, in tal modo accrescere il livello di conoscenza della propria auto-efficacia nella risoluzione di problemi legati alla doppia responsabilità dei ruoli (madri/donne), fornendo loro spunti culturali e creativi per affinare le proprie competenze genitoriali, di cooperazione, linguistiche e di ascolto, sviluppando una maggiore consapevolezza di sé e degli altri, e aumentando la loro capacità di esprimersi e di rivendicare il ruolo fondamentale che hanno nella vita della comunità.

Il primo step è l’organizzazione di momenti di confronto e di ascolto condivisi, per riflettere sulle aree di miglioramento nella propria vita personale ed eventualmente professionale, aumentare il livello di consapevolezza su alcuni aspetti importanti della propria esperienza di vita, riconoscere e nominare i propri desideri e obiettivi, le proprie energie e motivazioni e per capire quali sono le azioni migliori per attuare i cambiamenti desiderati.

Occorre stimolare il gruppo e lasciare che emergano tematiche come la maternità e il tempo per se stesse, la maternità e il lavoro, la maternità e la distribuzione dei compiti con il partner, perché gli eventi legati alla maternità sono di una tale rilevanza che incidono su tutte le relazioni che la donna vive: con se stessa, con il partner ma anche su quelle attinenti alla famiglia, alle amicizie, al lavoro.

La caratteristica di questi incontri, dunque, non è la quantità ma la qualità delle informazioni raccolte; non si prefiggono l’obiettivo di generalizzare i risultati che emergono dalle discussioni, ma hanno lo scopo di raccogliere materiale qualitativamente ricco al fine di promuovere la libertà e l’autodeterminazione delle donne in tutte le sue forme, rifiutando ogni vittimizzazione e lavorando sulla loro forza e sulle loro capacità, mettendo al centro il fare “con” gli altri, sviluppando processi di formazione e di riprogettazione professionale, crescita, partecipazione e reciproca solidarietà.

Nessuno, nessuna è veramente libero o libera di scegliere se non conosce le opportunità che quelle scelte offrono. Lo Spazio Mamme propone alternative possibili all’ineluttabilità dell’emergenza dei bisogni primari. Non per nasconderli, non per banalizzarli, ma per renderli una parte della quotidianità delle donne/madri, e non il tutto. Bisogna lavorare sulla scoperta del desiderio e sulla conseguente emersione del talento, dare spunti trasversali, e sollecitazioni che spaziano in vari ambiti.

Il laboratorio di cucina e il lavoro in rete con la cooperativa di donne vittime di violenza che produce conserve, il laboratorio di pittura su stoffa e il lavoro in rete con le artigiane del centro città che nelle loro botteghe producono stoffe, il laboratorio di cucito creativo e il lavoro in rete con l’associazione che vuole produrre e vendere grembiuli da giardinaggio o accessori per bambini e bambine eco-sostenibili. Ed ecco che E. pensava di non saper cucire e oggi ha comprato una macchina per cucire e fa piccole riparazioni a casa; V. non sapeva di essere un’artista della pittura su stoffa e oggi ha trasformato lo sgabuzzino di casa in “una stanza tutta per sé” in cui allenarsi e sperimentare. Ecco che L. decide di prendere la certificazione HACCP (attestato relativo al protocollo per la sicurezza alimentare necessario per lavorare nel campo della ristorazione), lei che era convinta di non sapere cucinare.

«Non si tratta di essere differenti, ma di fare la differenza» dice Anna Simone nel suo libro “I talenti delle donne”, edito da Einaudi. E questo vuol dire dimostrare come possa essere possibile, nonostante tutto, per passione e per talento, riuscire a fare ciò che si desidera. Perché i talenti delle donne sono una risorsa per tutti e tutte.

 

Per ulteriori approfondimenti sul mondo dell’infanzia e dell’adolescenza consulta il blog di Save the Children