In occasione dei 35 anni dalla nascita di Vides Main, partner torinese di Save the Children nei progetti territoriali di Spazio Mamme e Fiocchi in Ospedale, la vicepresidente Angela Bertero ci racconta come è nata l’organizzazione e con quali obiettivi.

Ripercorrere la storia di Vides Main e del suo spendersi per la causa delle donne, significa andare all’origine di un sogno, nato nella seconda metà dell’800, ad opera del giovane Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Salesiane di Don Bosco, quando le donne non avevano posto nella società ed erano per lo più escluse dall’istruzione. Un sogno innestato sulle sfide di un contesto sociale a metà strada tra innovazione e tradizione, che ha trovato ali nell’offrire istruzione alle giovani donne di estrazione popolare, alle quali era negata un’istruzione e quindi un futuro dignitoso.

Un sogno che ha preso forma concreta nel più vasto contesto dei movimenti femminili e dello sviluppo sociale e urbanistico delle città europee, e si è manifestato, tra l’altro, nella nascita di scuole, corsi professionali, convitti per le giovani operaie, oratori e collegi universitari, per dare alle donne gli strumenti concreti di autoconsapevolezza attraverso i quali far sentire la propria voce ed essere protagoniste di una società più giusta ed equa.

Questo intento di rafforzamento delle competenze femminili si è snodato negli anni, in diversi contesti e con diverse modalità, ma conservando la sua identità originaria: restituire alle donne, attraverso lo studio e la formazione, dignità e diritti al pari degli uomini.

È in questo processo che negli anni ‘90 si inserisce la storia del Vides Main, il cui nome racchiude in sé la finalità stessa per cui ha preso vita. Infatti, Vides significa Volontariato Internazionale Donne Educazione Sviluppo, mentre Main è il nome dialettale di Maria Mazzarello, cofondatrice con Don Bosco delle suore Salesiane, e figura chiave dell’intero processo che, a quel tempo, si impegnava perché alle donne che non avevano voce fosse riconosciuto il diritto di essere protagoniste in una società strutturata secondo canoni maschili.

 

Dal sogno all’azione: il Vides Main nelle periferie

Forte di una storia e di un’esperienza consolidata, l’equipe del Vides Main – composta da tre Figlie di Maria Ausiliatrice e un gruppo di educatrici/tori accomunati dalla stessa passione – dopo aver cercato di capire quali fossero i  bisogni delle ragazze e dopo un confronto con l’Amministrazione Comunale di Torino, ha scelto di operare nel quartiere Lucento/Vallette, una delle grandi periferie della città e, in particolare, nell’agglomerato popolare definito E6- Espansione Sesta, dal Piano Regolatore.  Qui, dove le difficoltà erano forti e “essere donna” significava affrontare barriere ancora più alte, il Vides Main ha scommesso sul futuro delle ragazze e delle loro famiglie, puntando sull’educazione, sulla prevenzione della dispersione scolastica e sull’empowerment femminile.

In oltre trentacinque anni di presenza, il Vides Main ha ampliato il proprio raggio d’azione fino a coinvolgere l’intero Distretto Nord/Ovest di Torino. Il contesto è cambiato, il livello culturale si è alzato, ma nuove sfide si sono affacciate: precarietà familiare, aumento delle famiglie con background migratorio non italiane, difficoltà relazionali, e vicinanza a subculture devianti. Sfide che l’associazione continua ad affrontare con lo stesso spirito delle origini.

La scommessa, ieri come oggi, è stata ed è quella di puntare sulla leadership delle donne, soprattutto delle giovani donne, agendo con ottimismo attraverso interventi di prevenzione ed empowerment, contando sulla voglia di riscatto delle donne italiane e straniere, sulla ricchezza dello scambio interculturale, sulla consapevolezza del valore aggiunto rappresentato dalle/i giovani, se considerate/i risorse e non minacce o problemi.  Obiettivo comune: costruire una rete di welfare generativo e cioè non connesso a singole elargizioni da parte delle istituzioni, ma radicato nella capacità di auto organizzarsi degli attori del territorio. Attraverso questa costante attenzione alla sostenibilità degli interventi e alla soggettività delle comunità locali, è possibile “stare” nella relazione con le persone, e lasciarsi “inquietare” dalle domande che le loro storie incarnano dando vita a nuove relazioni di amicizia e di comunità.    

Per maggiori approfondimenti sui diritti di bambini e bambine e sulla genitorialità responsiva consulta il sito di Save the Children.