La cura di solito viene considerata un’attività familiare, da svolgersi prevalentemente nello spazio privato, e i cui effetti benefici si esauriscono nell’ambito domestico. L’esperienza dello Spazio Mamme di Palermo, gestito da Laboratorio Zen Insieme dimostra, invece, che può essere svolta anche nello spazio pubblico, anzi, che può acquistare un valore politico, diventando uno dei modi con cui cittadini e cittadine sempre più lontani dalla politica e dalle istituzioni riempiono e fanno vivere lo spazio pubblico grazie ad attività di cura dei beni di tutti e tutte, svolte con la stessa attenzione e la stessa passione con cui normalmente ci si prende cura dei beni propri. Alessandra Notarbartolo, coordinatrice dello Spazio Mamme di Palermo, ci racconta come lavorano sulla cura ambientale con bambine e bambine e con le loro famiglie.

Intorno alla pratica quotidiana della cura, sia quella delle persone, sia quella dei beni comuni, è possibile costruire un nuovo modello di vita nella città, addirittura un nuovo modello di società. Annalisa Marinelli, nel suo libro La città della cura, propone di far uscire la cura dalla dimensione unicamente domestica e privata in cui è stata finora relegata per riconoscerle invece un ruolo come nuovo paradigma culturale, su cui fondare una “società della cura”.

Quando gli abitanti e le abitanti di un quartiere non si limitano a “fare la manutenzione” dei beni comuni, bensì “se ne prendono cura”, è un’altra cosa, si attiva un vero e proprio processo di cambiamento. Manutenzione è un termine che evoca attività di tipo tecnico, mentre cura è un termine che nutre sentimenti come empatia, premura, partecipazione, ma anche preoccupazione e inquietudine per le sorti della persona o dell’oggetto di cui si ha cura, perché alla base della cura c’è sempre un’assunzione di responsabilità.

 

La cura dell’ambiente in pedagogia

Dal punto di vista pedagogico, il tema del rapporto tra bambini, bambine e natura come bene comune non è nuovo. Già Rousseau nell’Emilio attribuisce molta importanza all’ambiente naturale come spazio formativo. Successivamente, diversi pedagogisti attribuiranno un’importanza educativa al contatto con la natura. Nel pensiero di Johann Heinrich Pestalozzi, per esempio, il rapporto tra educazione e natura è molto stretto ed è importante, pertanto, che il luogo dove si svolge l’insegnamento ai bambini e alle bambine abbia le stesse caratteristiche dell’educazione all’interno del loro contesto familiare. Jean Piaget riconosce al bambino, fin da piccolo, una forte pulsione a conoscere. Come scrive Bruno Munari, Piaget ha avuto il merito di aver dimostrato che la logica interna dei principi che guida i bambini e le bambine è la stessa che guida gli scienziati. Anche Wilfred Bion sostiene che il bambino fin dalla nascita è dotato di una funzione specifica che lo spinge a conoscere, ma questa può esplicarsi solo all’interno di una dinamica relazionale, aspetto che invece Piaget aveva trascurato. Maria Montessori, nel suo primo libro, Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle case dei bambini, dedica un intero capitolo alla natura nell’educazione, perché considera la natura un importante elemento da integrare nella sua visione pedagogica della realtà scolastica. “L’ambiente che ci circonda dovrebbe essere una vera casa; un insieme di stanze con un giardino, di cui i bambini siano padroni”.

Oggi il rapporto tra bambini, bambine e natura implica una concezione ecologica del rapporto educativo e un’idea della pedagogia che recepisca l’ambiente naturale, non solo come semplice habitat da usare e da conoscere, ma come spazio da conservare e da abitare con cura. Infatti, educare è soprattutto relazione e cura dei bambini e delle bambine, nonché dei contesti nei quali vivono.

Si tratta quindi di impostare in modo nuovo, iniziando dalla prima infanzia, la visione del rapporto tra uomo/donna e ambiente come un’interazione continua, rivalutando l’esperienza concreta e spontanea che il bambino e la bambina hanno con la natura, educandolo/a a dialogare con l’ambiente.

L’esplorazione di un ambiente nuovo e ricco di stimoli sensoriali come quello naturale, propizia uno scambio di informazioni e risposte tra i muscoli e il cervello. I bambini e le bambine possono così migliorare e perfezionare le loro capacità psichiche e intellettive. “La natura placa la mente e acquieta il brusio interiore; aumenta la tranquillità, la concentrazione e l’introspezione; migliora l’umore, riducendo gli stati ansiosi e depressivi; smorza l’aggressività e aiuta a relazionarsi in modo più sereno e autentico con chi ci è vicino” [da: https://www.formazionenaturasociale.it/ ]. Inoltre, è una realtà molto dinamica dove si delineano, quasi spontaneamente, i limiti ai propri desideri; si scopre che è possibile aspettare per soddisfare un bisogno, ci si sperimenta nell’osservazione di ciò che un altro o un’altra sta realizzando, si entra in contatto con il piacere nascente del fare insieme, di collaborare. 

Tramite le azioni concrete che i bambini e le bambine possono sperimentare con la natura (far nascere, nutrire, curare, raccogliere, trasformare) è possibile educare la loro capacità di pensare e di elaborare ipotesi, stimolando la loro intelligenza. L’atteggiamento del bambino e della bambina è quello di manipolare le cose per capirle meglio. Per loro tutto è nuovo e da scoprire attraverso prove sperimentali. Nei primi anni di vita i cervelli di bambine e bambini si costruiscono l’architettura della mente e si formano le basi delle categorie spazio-temporali e delle relazioni causa/effetto. Attraverso queste interazioni, ad esempio, è possibile insegnare che chi non è uguale a noi merita rispetto e amore e in tal modo sviluppare la dimensione emotiva e affettiva.

 

Le attività dello Spazio Mamme di Palermo per avvicinare i piccoli alla cura della natura

Tra le attività per sperimentare “l’amore per la cura” proposte dallo Spazio Mamme ai bambini e alle bambine da 0 a 5 anni, talvolta in condivisione con i loro genitori, la prima consiste nel rispondere ai loro “perché?” sulla natura. Poi, vengono proposti diversi laboratori: giocare alla raccolta differenziata, o andare nel nostro piccolo giardino a piantare semini o talee e annaffiare, aspettare, scoprire la vita e il valore del tempo, o estrarre colori da ortaggi e frutta per poi usarli per dipingere, o ancora riciclare alimenti e materiali per dare forme e usi nuovi a ciò che normalmente finirebbe tra i rifiuti.

La cura della natura e dell’ambiente come diritto, oltre che come dovere. Diritto imprescindibile e, insieme, percorso educativo per tutti i bambini e le bambine.

 

Per ulteriori approfondimenti sul mondo dell’infanzia e dell’adolescenza consulta il blog di Save the Children.