La questione della presenza saltuaria dei genitori nelle attività educative e ludiche dei servizi per la prima infanzia (spazi gioco, nidi) per bambini 0-3 anni rappresenta un tema cruciale e spesso dibattuto. Sebbene in alcuni contesti questa presenza sia preclusa o vista come elemento di disturbo, la triennale esperienza sviluppata e ampiamente proposta allo Spazio Gioco 0-3 del Polo Millegiorni di Catania conferma che un coinvolgimento mirato e strutturato dei genitori può rivelarsi una risorsa estremamente efficace per l’apprendimento e la partecipazione dei bambini e delle bambine, oltre a rafforzare le competenze genitoriali e le relazioni con gli attori che erogano le attività educative. Approfondiamo l’argomento con il contributo di Salvatore Grasso, vice-presidente di Talità Kum, associazione partner di Save the Children per le attività del Polo Millegiorni di Catania.
La presenza attiva e occasionale del genitore in un contesto strutturato come il nido o lo spazio gioco può agire come un ponte emotivo e cognitivo tra il mondo familiare e quello extra-familiare. La presenza di una figura di attaccamento conosciuta e rassicurante in un ambiente nuovo o con nuove attività fornisce alla piccola persona quella “base sicura” da cui partire per l’esplorazione. Questo riduce l’ansia da separazione (anche in momenti successivi) e favorisce una maggiore disponibilità emotiva e attenzione verso l’attività proposta. Il bambino si sente visto e guardato (come sottolineato in alcune pratiche educative) dal suo riferimento primario, il che lo valorizza e lo motiva a partecipare.
Quando i genitori partecipano, possono fungere da modelli di interazione e di esplorazione, specialmente se guidati dall’educatore/educatrice. Questa attenzione congiunta (genitore-bambino-oggetto/attività) è una strategia educativa fondamentale per lo sviluppo cognitivo e linguistico nella prima infanzia. Il genitore che nomina, descrive e partecipa all’attività aiuta la creatura a focalizzare e re-indirizzare l’attenzione, migliorando le rese di apprendimento. Inoltre, si crea una circolarità tra l’esperienza vissuta nel servizio e nella vita familiare. Il genitore, osservando il bambino in un contesto diverso e alla presenza di un’educatrice/educatore, acquisisce una maggiore consapevolezza delle sue competenze e può riproporre a casa giochi e approcci che sostengono lo sviluppo olistico (fisico, cognitivo, emotivo, sociale).
Gli Orientamenti Nazionali per i Servizi Educativi per l’Infanzia[1] invitano a favorire la presenza genitoriale. Affinché questa non diventi un elemento di disturbo, è essenziale che sia strutturata, limitata nel tempo e abbia obiettivi educativi chiari: proporre attività specifiche (laboratori a tema, letture animate, momenti musicali) a cui il genitore è invitato a partecipare attivamente con il proprio figlio o figlia, e in presenza di tutto il gruppo, sotto la guida dell’educatore/educatrice.
Le attività educative con la presenza genitoriale svolte nel Polo Millegiorni di Catania
Presso lo Spazio Gioco 0-3 del Polo di Catania è prevista la partecipazione di un genitore nel progetto “Genitore protagonista per un giorno” nell’ambito del quale la figura genitoriale è chiamato a mettersi in gioco, condividendo una sua competenza, proponendo a tutto il gruppo classe di bambini/e 0-3 anni un’attività laboratoriale pre-strutturata e sotto la guida dell’educatore/educatrice.
Altro esempio di attività che prevede la presenza dei genitori e che riscuote grande entusiasmo e partecipazione sono i laboratori genitore-bambino proposti nell’ambito del percorso sull’approfondimento di ognuno dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e delle tematiche ad essi legate, con l’ausilio e il confronto con esperti esterni. Durante questa attività, il genitore non deve sostituirsi all’educatore/educatrice, ma è invitato a osservare il proprio figlio/la propria figlia in interazione con i pari e con l’ambiente, per poi confrontarsi con l’educatore/educatrice. Questo favorisce l’emersione delle competenze del bambino/della bambina in un contesto sociale allargato e stimola l’auto-riflessione genitoriale.
La presenza saltuaria può, inoltre, integrarsi con gruppi di confronto o sportelli di ascolto per i genitori. L’esperienza diretta e condivisa con altri adulti e con il personale esperto (es. ostetrica, psicologo, educatore) permette di riconoscere e attraversare le emozioni legate al ruolo genitoriale, rafforzando la fiducia nelle proprie risorse e competenze.
Il ruolo degli spazi educativi nel sostenere la genitorialità responsiva
Il nido e lo spazio gioco hanno il compito fondamentale di sostenere la funzione genitoriale, riconoscendo il genitore come competente e non solo come “utente” del servizio. La partecipazione diretta offre ai genitori una formazione esperienziale unica. Essi possono osservare e imitare le strategie relazionali e comunicative dell’educatore/educatrice (es. come si usano i gesti e le azioni a supporto dell’attenzione, come si denomina l’emozione del bambino) e applicarle nella vita quotidiana e nella propria routine familiare. Questo è un modo per trasferire competenze in maniera pratica e diretta.
In aggiunta, vedere il proprio figlio/la propria figlia sereni, attenti e partecipi in un ambiente extra-familiare, e sentirsi accolti e compresi nella propria genitorialità, aiuta a costruire una rappresentazione “responsiva” della propria genitorialità. Il nido, in questo senso, deve agire come un contesto di educazione familiare che riconosce e incrementa il ruolo educativo del genitore.
La partecipazione alle attività promuove la creazione di una rete di relazioni tra i genitori, combattendo l’isolamento e offrendo uno spazio di benessere e di confronto sulle sfide e le gioie del crescere un figlio o una figlia. Questo aspetto sociale è cruciale per il benessere psicosociale della famiglia.
In conclusione, la preclusione della presenza genitoriale, sebbene talvolta motivata dalla necessità di favorire il distacco e l’autonomia del bambino o della bambina con le figure educative, rischia, se vissuta in modo rigido, di ignorare la profonda funzione formativa e di supporto che l’integrazione tra famiglia e servizio educativo può offrire. La chiave non è l’assenza, ma la qualità e la strutturazione della presenza, trasformando quest’ultima da potenziale disturbo in una potente strategia di alleanza educativa per il benessere e lo sviluppo del bambino/della bambina e della famiglia.
Per maggiori approfondimenti sui diritti di bambini e bambine e sulla genitorialità responsiva consulta il sito di Save the Children.