Alimentare correttamente un figlio o una figlia nei primi mesi di vita sembra un’impresa facile da realizzare, soprattutto se è il latte materno a farla da padrone ma quando ci si avvicina alla fase dello svezzamento ansie e preoccupazioni iniziano a prendere il sopravvento. E’ importante allora dare risposta alle preoccupazioni di mamma e papà per rendere questo passaggio il più piacevole e personalizzato possibile nel rispetto dei gusti e delle preferenze alimentari di ciascun bambino e di ciascuna bambina.

Abbiamo chiesto ad Eleonora Sciascia, Ostetrica e consulente della Fondazione Guzzetti – partner della rete ZeroSei di Save the Children – alcuni preziosi consigli per aiutare genitori e bambini in questa fase di passaggio.

 

Divezzamento, svezzamento tradizionale e non, autosvezzamento. Facciamo un po’ di ordine?

Divezzare= far perdere un’abitudine: d. dal gioco..smettere qualche abitudine o vizio. (Vocabolario online Treccani).
I neonati hanno bisogno di nutrimento (latte materno o artificiale o misto) per proseguire il loro sviluppo umano dopo la nascita. Lo cercano, lo desiderano ed è per loro necessario per la sopravvivenza. Abitudine e vizi sono concetti cognitivi che si possono utilizzare nell’interpretazione educativo-psicologica dai due anni e mezzo in poi circa. Prima di quest’epoca il neonato – bambino non conosce abitudini o vizi. Ogni giorno ci pone domande diverse, si esprime in modo diverso e ci obbliga a riorganizzare tutto da capo. Non deve quindi perdere l’abitudine o il vizio di chiedere latte materno o artificiale perché questo è il nutrimento necessario al suo sviluppo fino a quando lo desidera. Tendenzialmente fino ai due anni circa.

Svezzamento= Con uso assol., in pediatria, il passaggio dall’allattamento naturale o artificiale a una forma di alimentazione più ricca (…) Cfr. svezzamento che, soprattutto con questo 2° sign., è forma più popolare. (vocabolario online Treccani).

Si tratta di una fase di passaggio, una transizione dall’allattamento naturale o artificiale o misto a una forma di alimentazione più idonea allo sviluppo del neonato dai sei mesi in poi.
Per svezzamento tradizionale o classico si intende quella transizione all’alimentazione adulta che avviene attraverso l’utilizzo di uno schema prestabilito e standardizzato in cui sono indicate dosi e tipi di alimenti da introdurre al pasto di settimana in settimana (brodi e minestrine, baby food e passati di verdure). Ad oggi questo risulta essere il metodo di svezzamento più utilizzato.

Invece, a differenza di quelli citati in precedenza, non troverete il termine autosvezzamento sui vocabolari: si tratta di un modo popolare per riferirsi a quella che, nel gergo tecnico, si chiama “alimentazione complementare a richiesta”. Questo è il metodo più antico che ci sia per accompagnare i bambini all’alimentazione adulta, ed è tornato ad essere sostenuto anche dalla comunità scientifica solo ultimamente.

 

Quando iniziare?
Attorno al sesto mese i neonati hanno il tratto intestinale sufficientemente maturo per digerire alimenti diversi dal latte materno o artificiale. Altri tre elementi sono fondamentali oltre all’età per capire che il nostro bimbo/a è pronto:
1. Sta seduto da solo e regge bene la testa
2. È curioso e interessato a tutto ciò che c’è sulla tavola, vuole partecipare ai pasti e ruba cibo dai piatti di mamma e papà
3. Ha perso il riflesso di estrusione della lingua, cioè quel movimento della lingua che vedete fare ai neonati quando vengono svezzati precocemente, che non coincide con l’apertura della bocca nell’avvicinarsi del cibo/cucchiaino ma che corrisponde alle leccatine sul seno/biberon pre e post poppata

 

Quale tipo di svezzamento è più adatto al mio bambino/a?
Ho tenuto tanto alla spiegazione della terminologia proprio perché penso esista un grande stereotipo rispetto allo svezzamento. Cioè che i genitori pensino ci sia uno e un solo modo GIUSTO per svezzare. Non è così, ogni bimbo/a e ogni genitore scopre dal sesto mese in poi quale è la via migliore per loro per ottenere uno svezzamento sereno. Quindi, se io mamma o papà mi sento più tranquillo nel proporre un brodo, preparo il brodo; se invece preferisco offrire pesce, riso e zucchine preparerò questa pietanza. La cosa più importante di tutte è che ciò che propongo in primis piaccia anche a me, faccia parte della mia tavola da sempre, sia un piatto che mi appartiene culturalmente. Serenità e convivialità costituiscono le basi di uno svezzamento di successo. Questi elementi sono alla base della piramide alimentare pediatrica che potete trovare facilmente facendo una ricerca online.

 

Quali cibi introdurre prima e quali dopo?
Circa mezzo secolo fa si iniziò a proporre lo svezzamento precoce (dal terzo/quarto mese) pensando favorisse lo sviluppo dei neonati, senza avere però fondamenti scientifici a supporto di questa teoria. Questa pratica mise tutti di fronte al fatto che a quell’età apparato digerente e sistema immunitario sono immaturi. E da qui nacque l’idea dell’introduzione graduale dei diversi alimenti. Questa fretta causò infezioni intestinali ricorrenti, obesità, allergie e importanti incomprensioni comunicative tra neonati e genitori. Gli studi dimostrano che rispettando le caratteristiche di quel preciso bambino/a elencate al punto 2 lo svezzamento può includere qualsiasi tipo di alimento. È però necessario ripensare alla nostra dieta personale, a quali alimenti mettiamo sulla nostra tavola. Con le mie coppie faccio sempre questo gioco: disegna o scrivi la tua dieta quotidiana e prova ad osservarla. Come ti sembra? Equilibrata rispetto ai micronutrienti (proteine, carboidrati, vitamine, etc)? La colazione è presente? Cosa ti andrebbe di migliorare? Lo svezzamento dei figli è un ottimo momento per rieducare l’intera famiglia ad una dieta sana ed equilibrata. Se non sappiamo da dove partire affidiamoci a dei professionisti specializzati. In generale per un buon svezzamento si escludono fino ai due anni: miele, uova, carne e pesce crudi, latte vaccino. Consigli pratici: no ai formaggi filanti, attenzione al sale, allo zucchero, alla frutta secca, frutti di mare e tonno in scatola. Ricordate invece di proporre dell’acqua.

 

Taglio in sicurezza o morsi in libertà? E il ciuccio con retina?
Come avrete capito sostengo l’osservazione di quel bimbo/a nel particolare e di quei genitori nello specifico. Anche qui quindi non credo ci sia una regola valida per tutti, è fondamentale però la riflessione rispetto a cosa ci rende più sereni e sicuri. Ci sono genitori che preferiscono iniziare con le pappe liquide, poi passare alle semi-solide, poi provare con le solide a pezzetti, per poi arrivare alle pappe solide a pezzetti più grandi e poi ai tagli e poi al solido intero. Ci sono genitori che offrono il cibo nella sua forma originale e accompagnano il figlio/a nella scoperta autonoma del morso e masticazione. Sicuramente sconsiglio l’utilizzo di ciucci con retina perché confondono bimbi e genitori, rallentano lo svezzamento e non credo che ciucciare una rete sia un’esperienza entusiasmante per nessuno.

 

Baby food si o no?
Storicamente la promozione dei baby food è andata di pari passo con la proposta del cosiddetto svezzamento precoce, cioè prima del sesto mese. Come ho detto prima, questa pratica è sconsigliata dalle linee guida e dalle evidenze più aggiornate. I baby food quindi sono degli strumenti che dal sesto mese in poi possono venire in supporto nella gestione dello svezzamento. Le evidenze scientifiche e diverse normative (CE 1881/2006 e direttiva 2006/125/CE) disciplinano il tipo e la quantità delle sostanze presenti negli alimenti a base di cereali e negli altri alimenti destinati ai lattanti e ai bambini nella prima infanzia e cioè nei baby food. Questi cibi meccanicizzano, rendono asettico e non condivisibile il momento del pasto dal momento che la maggior parte degli adulti non è attratto dalla sua preparazione e somministrazione. Come insegna l’etnologo Conrad Lorenz, impariamo tramite l’imitazione come le anatre. Molto meglio quindi che ciò che prepariamo prima finisca nel nostro piatto, vedrete che i bimbi a quel punto proveranno a rubarvi il cibo tanto li avete incuriositi e non lo sputeranno ovunque come vediamo fare di solito. Quindi sì ai baby food se quel giorno siamo di corsa, se abbiamo organizzato un pic nic inaspettato con gli amici o simili, se chi alimenta il bimbo quel giorno non si sente sicuro nel proporre cibo in altri formati.

 

Posate si o posate no?
Tornando invece allo svezzamento dal punto di vista del bambino/a ricordiamo che la necessità nutrizionale segue quella della conoscenza. Questo vuol dire che per il bambino stare a tavola non significa mangiare, alimentarsi per crescere di peso e in altezza, perché ha fame o perché sa quanto siano importanti le vitamine per la salute. I bimbi stanno a tavola perché vedono che noi adulti stiamo molto tempo seduti lì e siamo anche tendenzialmente molto felici di farlo. I bimbi ci rubano i cibi dal piatto perché vedono che noi facciamo lo stesso. I bimbi portano alla bocca gli alimenti perché grazie al tatto, alle mani e alla bocca scoprono il mondo. I bambini quindi iniziano a mangiare perché vogliono scoprire qualcosa di nuovo. Solo dopo diversi mesi (tra l’ottavo e l’undicesimo mese) percepiscono un senso di fame e cercano alimenti solidi diversi dal latte per sfamarsi. Le posate quindi sono parte di questo gioco, di questa scoperta della tavola. Se ci sono e mi facilitano la conoscenza bene, le userò. Se mi complicano la scoperta, le butterò a terra e aspetterò che me le restituiscano, così, perché mi va di giocare.

 

Cosa non deve mancare per uno svezzamento in sicurezza?
1. Creare il rito del pasto insieme ai nostri bimbi
2. Stare seduti con schiena dritta e testa in linea
3. No distrazioni: tv, telefonini, ipad e simili con cartoni animati o musichette
4. Non si mangia in auto
5. Imparare le manovre di primo soccorso
Divertitevi insieme a loro! Scoprirete che ripensare alla tavola non è un gioco così brutto nemmeno per voi! Ci sono tante cose buone e tante modalità diverse per poterle preparare che ispirano la vista, il tatto ed il gusto di tutti!

 

Per acquisire ulteriori informazioni è possibile collegarsi all’area blog di Save the Children Italia, uno spazio di approfondimento tematico dedicato a grandi e piccini.