“…L’allattamento al seno crea le migliori condizioni, fisiche e psichiche, per l’inizio della vita umana. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) chiede che si promuova protegga e sostenga l’allattamento al seno esclusivo per sei mesi, come raccomandazione di sanità pubblica universale, e che si continui ad allattare, con l’aggiunta di altri alimenti sicuri ed appropriati, fino a due anni ed oltre secondo i desideri di mamma e bambino”. (Risoluzione dell’Assemblea Mondiale della Salute 54.2 del 2001)

 

Già a partire dagli anni 40 del secolo scorso, i pediatri riscontravano e segnalavano un uso non adeguato dei latti in polvere. Vi era, all’epoca, l’abitudine di regalare grosse quantità di questo prodotto ai reparti maternità, di conseguenza le neomamme venivano indotte ad utilizzarlo, perdendo la capacità di allattare il proprio bambino, a causa della scarsa stimolazione del seno.
Ciò comportava la necessità di continuare ad alimentare il proprio bambino con quel prodotto che, però, aveva ed ha tutt’oggi un costo non trascurabile. Le donne meno abbienti e meno istruite finivano per diluire eccessivamente quel latte, o per utilizzarne alcuni assolutamente non adatti ad un neonato (come i latti di proseguimento), confuse anche dalla presenza di diversi prodotti sul medesimo scaffale.

L’aumentare dell’utilizzo di questi prodotti ha comportato un aumento del numero di bambini che si ammalavano di diarrea o malattie respiratorie, in maniera anche severa (è bene ricordare che, oggi, i maggiori rischi per la salute di mamma e bambino, causati dall’eccessivo utilizzo dell’alimentazione artificiale, si riscontrano, invece, nei paesi ricchi).

 

Ne parliamo con Nicoletta Princigalli, che ringraziamo per il contributo, dell’Ass.ne “Lo Scrigno” – realtà attiva nel supporto alle future e neo-mamme e papà e partner della Rete ZeroSei.

 

Perché redigere un Codice?
La presa di coscienza di un uso a volte non corretto del latte in polvere spinse, purtroppo soltanto nel 1981, gli esperti dell’OMS a redigere un Codice (Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno) che regolamentasse la vendita e la promozione dei latti artificiali, ma anche di tutti i sostituti del latte materno, con lo scopo altresì di diffondere corrette informazioni sull’alimentazione infantile.

Il Codice ha la finalità di contribuire ad assicurare ai bambini una nutrizione sicura e adeguata, proteggendo e promuovendo l’allattamento mediante la prevenzione di pratiche inappropriate di commercializzazione e distribuzione dei sostituti del latte materno.

Il Codice non vieta l’uso né la vendita di tali prodotti, ma detta regole precise affinché la loro commercializzazione non metta a rischio l’allattamento, ovvero ne vieta ogni forma di promozione o di idealizzazione, sia direttamente che indirettamente attraverso i sistemi sanitari.

Il Codice impone che le informazioni che i genitori ricevono siano coerenti e indipendenti da interessi commerciali, e vieta l’offerta di doni o omaggi da parte delle ditte ai genitori, o ai sistemi e agli operatori sanitari, per evitare il conflitto di interesse.

Il Codice è valido per tutti gli Stati membri dell’OMS, che si dovrebbero impegnare a tradurne i princìpi in leggi nazionali.

 

La regolamentazione in Italia
Molti Paesi, tra cui l’Italia, hanno adottato leggi che contemplano una parte dei principi stabiliti dal Codice.

Nel nostro Paese, ad esempio, è considerato sostituito del latte materno esclusivamente il latte artificiale 1, ovvero quello che si somministra ai bambini fino ai 6 mesi di vita. Tutti gli alimenti che vengono, invece, somministrati successivamente al sesto mese di vita, possono essere pubblicizzati.

Questo comporta, indubbiamente, una confusione e rischia di prestare il fianco ad agevoli elusioni del dettato normativo, tanto più che pochissime volte è rispettato il divieto di esporre in bella vista, nei punti vendita, proprio quel tipo di latte.

Indipendentemente, però, dal fatto che esistano o meno delle leggi, tutte le compagnie produttrici di alimenti per l’infanzia, aderendo al suddetto Codice, già nel 1981, hanno assunto l’impegno di rispettarlo.

La sostituzione di una pratica naturale come l’allattamento con prodotti industriali, non soltanto determina esiti di salute peggiori per la popolazione, ma provoca un enorme spreco di risorse (energia e materie prime), aumenta i problemi ambientali ed etici legati agli allevamenti di bestiame di tipo intensivo, produce ogni anno moltissimi rifiuti.

Inoltre, la mancanza di allattamento obbliga le famiglie all’acquisto di latte artificiale, biberon, tettarelle, sterilizzatori e ciucci e favorisce anche un modello di cure infantili “a basso contatto”, tipico della nostra società in cui per consolare ed accudire i bambini, nonché per rispondere alle loro richieste di attenzione e cure, si fa un ricorso sempre più massiccio a prodotti industriali che in qualche modo sostituiscano il contatto con la madre.

 

Le leggi del marketing e la violazione del Codice
Nonostante la presenza di una regolamentazione normativa, il marketing è spesso realizzato in aperta violazione del Codice e anche delle leggi nazionali.

Le stesse etichette del latte artificiale non dovrebbero avere immagini di neonati, né dare un’immagine idealizzata dell’alimentazione con il biberon.
Devono, invece, dire che il latte materno è il miglior cibo per i neonati (è opportuno ribadire che, secondo l’OMS, l’utilizzo di ciucci e tettarelle nei primi 40 giorni di vita è considerato un interferente con l’allattamento al seno) e non dovrebbero scoraggiare l’allattamento. Inoltre, devono avvertire su quali siano i rischi per la salute se il prodotto viene preparato in modo sbagliato.
Per quanto riguarda, poi, gli alimenti complementari le etichette non dovrebbero indurre all’utilizzo prima che ce ne sia bisogno, quindi dovrebbe esserne consigliata l’assunzione soltanto dopo i 6 mesi di vita.

 

L’IBFAM e il monitoraggio indipendente delle violazioni al Codice
Un monitoraggio indipendente delle violazioni al Codice è effettuato da organizzazioni non governative e associazioni come l’IBFAN (International Baby Food Action Network) che si occupano di consegnare i risultati di tale monitoraggio all’OMS. Questi dati vengono utilizzati al fine di porre sempre maggior attenzione in merito alla salute dei bambini e al diritto dei genitori a ricevere informazioni corrette, tanto è vero che il Codice è stato seguito negli anni da numerose risoluzioni.

IBFAN è la Rete Internazionale di Azione per l’Alimentazione Infantile: una organizzazione formata da 273 gruppi in 168 paesi.

IBFAN crede in una società più giusta e sana, nella quale ogni bambino possa godere del più alto standard di salute possibile, crede che l’allattamento al seno sia la norma per l’alimentazione dei neonati e dei bambini, e le famiglie abbiano il potere di prendersi cura in modo ottimale dei loro figli.

Per raggiungere questi obiettivi, IBFAN si impegna a far applicare il Codice Internazionale e una serie di altre misure di protezione dell’allattamento, tra cui un’adeguata legislazione per la donna che lavora.

Lo scopo tanto del Codice, quanto di IBFAN non è quello di demonizzare i sostituiti del latte materno che, in situazioni di necessità, risultano essere fondamentali per la sopravvivenza di un neonato, ma solo ed esclusivamente quello di combattere logiche di marketing aggressivo che, contribuendo a fornire informazioni scorrette, impattano sulla salute dei bambini.

Più volte ci siamo occupati di elencare i numerosi benefici per la salute di mamma e bambino derivanti dall’allattamento al seno e qui ci preme ricordare che il latte materno è un alimento specie-specifico, ogni donna produrrà il latte più giusto per il proprio bambino, per quel bambino; quello stesso latte subisce delle modificazioni anche durante la stessa poppata, in funzione delle esigenze del bambino che poppa.

Il latte della mamma è l’alimento fisiologico, quello che la natura ha previsto ed è per questo che le donne vanno incoraggiate ad allattare e soprattutto supportate, in modo che l’esperienza di allattamento prosegua serenamente.

La redazione del Codice ed il rispetto dello stesso, altro non sono che forme di attenzione alla salute dei bambini e delle loro mamme, dove per salute si intende “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia o infermità” (OMS).

 

Per acquisire maggiori informazioni è possibile consultare il blog di Save the Children, uno spazio di approfondimento tematico dedicato alle famiglie e non solo