Lo Spazio Mamme è un progetto che sostiene la genitorialità, promuovendo esperienze positive tra genitore e bambino. È uno spazio di cura dove ritrovarsi e confrontarsi per ridurre le preoccupazioni e scambiarsi opinioni e suggerimenti. Gli educatori e le educatrici che lavorano nell’ambito del progetto operano tutti con l’obiettivo di contrastare i fattori che favoriscono l’incremento della povertà minorile e di prevenire il fenomeno della povertà educativa, ma ogni intervento è tarato in base al contesto e alle esigenze specifiche.

Lo Spazio Mamme di Torre Maura, a Roma, si trova spesso ad affrontare storie di nuclei con diverse provenienze e realtà, che richiedono interventi concreti, ma che al tempo stesso forniscono anche stimoli e spunti di riflessione sul lavoro che gli educatori e le educatrici svolgono tutti i giorni.

L’intervista che segue, curata direttamente dall’equipe della cooperativa Antropos, partner implementatore dello Spazio Mamme di Torre Maura a Roma e realtà aderente alla Rete ZeroSei, ci racconta del rapporto che nel tempo si è instaurato con un papà.

  • “Ciao N., oggi ripercorriamo il nostro cammino dall’inizio: come hai conosciuto lo Spazio mamme?”

“Anni fa mi capitava di passare davanti a questi spazi per andare al lavoro e mi chiedevo sempre a cosa servissero, ero molto curioso di sapere cosa ci fosse qui. Quando è nato il mio bambino, io e mia moglie siamo andati al consultorio per i vaccini ed il personale mi ha consigliato di venire a conoscere questo servizio…così ho scoperto lo Spazio Mamme.”

  • Quali sono state le attività che hai iniziato a frequentare?

“Mia moglie ha iniziato a frequentare il laboratorio di italiano perché il suo principale bisogno era imparare la lingua; proprio perché mia moglie non parlava italiano, io inizialmente partecipavo ai colloqui che svolgevamo con la coordinatrice sul nostro bambino, A. A ci preoccupava perché mostrava delle difficoltà che all’epoca stavamo cercando di comprendere ed affrontare. In un secondo tempo ho iniziato ad essere presente anche durante i laboratori genitore-bambino.”

  • Quali sono state le tue prime impressioni rispetto a questo spazio?

“All’inizio ho notato di essere l’unico papà tra tante mamme…ma questo non mi ha fermato, la cosa più importante per me era vedere mio figlio stare bene e qualsiasi cosa utile in questo senso l’avrei fatta volentieri. Era una bella sensazione essere lì e vedere i bambini stare insieme, felici.”

  • Che aspettative avevi rispetto a questo spazio, cosa speravi di trovare?

“Mi aspettavo che qui si prendessero per mano i bambini – soprattutto quelli in difficoltà – per aiutarli. Mio figlio i primi tempi non riusciva a stare in attività, ricordo che mentre tutti gli altri bambini erano tranquilli a giocare lui piangeva, non resisteva dentro con loro e scappava fuori in giardino. Per me e mia moglie era molto difficile vedere tutto ciò.

Grazie ad un percorso con le operatrici abbiamo dato il tempo ad A. di ambientarsi, di prendere confidenza con la figura dell’educatrice e con gli altri bambini.

Il percorso con lo Spazio Mamme ha seguito diverse strade: il primo aiuto ricevuto è stato il supporto per l’iscrizione a scuola, poi c’è stato l’orientamento rispetto all’attivazione di un percorso di valutazione per capire le difficoltà di A.

Oggi, a due anni di distanza, la situazione generale è molto migliorata: A. fa una terapia che ci impegna molto, in particolare la mamma, ma grazie alla quale lo abbiamo visto migliorare giorno dopo giorno e, soprattutto, abbiamo imparato a gestirlo e a sostenerlo nel suo percorso di crescita.

Oggi quando viene qui, entra con calma, gioca secondo i suoi tempi, saluta: riconosce lo Spazio Mamme come un luogo familiare, sicuro e protetto”.

Grazie N. per aver condiviso la tua esperienza con noi.

 

“La partecipazione di un papà aperto, recettivo e collaborativo come N. è stata – dicono gli educatori e le educatrici dello Spazio Mamme – un’esperienza arricchente e una possibilità di crescita, che speriamo apra ad una contaminazione positiva”.

L’obiettivo del servizio – sottolinea ancora l’equipe di Antropos – è uscire dallo stereotipo della mamma che cura e lavorare sull’importanza per entrambe le figure genitoriali di regalarsi un tempo prezioso di attività con i propri figli.

La storia di N. racconta di un filo di fiducia che si è attivato tra un nucleo ed un servizio di cura: il fatto che sia un papà a narrarla porta gli educatori e le educatrici a pensare lo Spazio come un luogo sempre più includente, all’interno del quale ogni figura, adulta o minore, possa trovare il proprio posto e sentirsi presa per mano.

 

Per ulteriori approfondimenti e risorse utili, relative ai diritti di bambini e bambine e al benessere delle famiglie, consulta il blog di Save the Children Italia.