In un’epoca in cui il dibattito globale sul corretto utilizzo della tecnologia da parte di bambini e giovani si fa sempre più aspro, il sopraggiungere della pandemia da Covid-19 ha portato il mondo intero ad un livello di iper connessione inimmaginabile fino a pochi mesi fa.

Oggi la didattica a distanza (DAD) e lo smart working scandiscono la quotidianità di milioni di studenti e di lavoratori in Italia e nel mondo.

Ma il distanziamento sociale e l’isolamento domestico ha avuto ripercussioni importanti anche su tutti quegli adulti che fino allo scorso 5 marzo 2020 non avevano mai utilizzato applicazioni per videochiamate o chat di messaggistica istantanea.

Benedetta Vasselli, operatrice dello Spazio Mamme di Torre Mauraun progetto di Save the Children implementato dalla Coop. Sociale Antropos che accompagna i genitori durante le tappe più importanti della crescita dei propri figli e promuove l’inclusione dei bambini tra 0 e 6 anni che vivono una situazione di marginalità – ci racconta la loro esperienza con l’attivazione del laboratorio “InnovAzioni”, un’attività rivolta ai genitori con l’obiettivo di rendere le mamme e i papà consapevoli e promotori di un rapporto equilibrato con la tecnologia e tra la tecnologia e i loro figli.

 

Spesso abbiamo ascoltato genitori che chiedevano aiuto ai propri figli per poter creare account o per prenotare colloqui con l’insegnante tramite il registro elettronico.
Lo Spazio Mamme di Torre Maura proponeva laboratori di alfabetizzazione informatica già da prima del lockdown: la sensibilizzazione al corretto uso dei sistemi informatici è alla base del nostro lavoro. Promuovere un laboratorio come InnovAzioni ha, di base, l’obiettivo di rendere il genitore consapevole e quindi anche promotore di un rapporto equilibrato con la tecnologia. Da sempre lo SM punta a incentivare l’autonomia del genitore e a potenziarne le competenze digitali: nell’era digitale, è un investimento reale sulla persona e sui minori.

Continuamente si sente parlare del bullismo, del body e victim shaming ma davanti a queste realtà siamo sempre poco preparati. L’esposizione costante all’immagine scatena sentimenti di inadeguatezza negli adulti come nei bambini e, soprattutto in momenti di difficoltà, si rivela una modalità crudelmente efficace di esclusione.
Avere la consapevolezza che la tecnologia di per sé porta sia vantaggi che svantaggi è la chiave per una corretta e consapevole educazione digitale.

Allo SM abbiamo percepito da parte delle famiglie la mancanza di una reale struttura che potesse supportarli in una corretta digitalizzazione, così abbiamo raccolto questo bisogno trasformandolo in un’azione concreta”.

Nel 1995 la percentuale della popolazione mondiale con una connessione internet era inferiore al 1%, nel 2018 si arriva al circa 40%. Un altro dato importante riguarda lo specifico utilizzo degli strumenti digitali: internet viene più spesso utilizzato da dispositivi mobili (tablet e telefono) piuttosto che da computer.

“Appurato quindi che la maggior parte delle nostre famiglie aveva il telefono e non il computer, InnovAzioni ha preso una direzione diversa, se inizialmente il laboratorio nasce per insegnare l’utilizzo del PC, dopo il lockdown si evolve e cerca di insegnare l’utilizzo a 360° dello smartphone.

Contemporaneamente al laboratorio di alfabetizzazione informatica “InnovAzioni”, abbiamo avviato lo “Sportello Informatico” per permettere ai genitori di approfondire degli aspetti della “burocrazia digitale”. Per esempio li supportiamo nell’attivazione dello SPID, nella creazione dell’account per il Portale di Roma Capitale, nella compilazione delle domande per la scuola e per il registro elettronico scolastico e molto altro. In ogni appuntamento dello sportello informatico l’operatrice tende a spingere all’autonomia. Non si tratta solo di insegnare la funzionalità del sito ma soprattutto di trovare degli strumenti pratici che possano essere d’aiuto anche senza lo sportello, come ad esempio una semplice ricerca su Google, la lettura delle FAQ, le telefonate ai numeri verdi. È importante per noi poter sostenere il genitore nella totale conoscenza del mondo digitale.
Inoltre affrontare con loro argomenti rispetto ai social media non è da sottovalutare: sapere se il proprio figlio o la propria figlia ha un profilo TikTok pubblico o privato è molto importante.

Pensiamo che il livello d’attenzione dell’essere umano è sceso dai 12 secondi (anno 2000) a 8 secondi (anno 2015). Se consideriamo che un pesce rosso ha un livello di attenzione 9, il dato fa riflettere.

Il nostro cervello ha bisogno di elaborare i contenuti che visioniamo quotidianamente quanto più velocemente possibile, come una macchina che si allena per poter “ottimizzare” i tempi. Per questo motivo le storie di Instagram e TikTok hanno una durata breve.
L’esplosione delle piattaforme in streaming permette a bambini e bambine di vedere in qualunque momento i loro cartoni preferiti, scaricare giochi continuamente, accedere ai contenuti che più gli aggradano e non solo per finalità educative oppure scolastiche.

Allo SM cerchiamo di educare adulti e bambini ad un uso corretto ed equilibrato della tecnologia, facendo capire a tutti che gli effetti di uno scorretto accesso alle risorse digitali può avere ripercussioni sul piano della salute, delle relazioni interpersonali e lavorativo”.