La comunicazione prenatale, tra genitore e bambino, si instaura sin dal concepimento. La cultura di cui siamo figli ci porta a ritenere che l’essere umano esista, viva, provi emozioni solo dopo la nascita. In realtà non è così.
Ne parliamo con Nicoletta Princigalli, che ringraziamo per il contributo, dell’Ass.ne “Lo Scrigno” – realtà attiva nel supporto alle future e neo-mamme e papà e partner della Rete ZeroSei.
La comunicazione prenatale come base della vita
Nonostante l’ordinamento giuridico italiano attribuisce capacità giuridica ad un soggetto esclusivamente a seguito della nascita, ci sono fattori che iniziano ad agire fin dal concepimento. Per il bambino i nove mesi trascorsi all’interno del grembo materno costituiscono una tappa della sua vita fondamentale che influenzerà le successive.
La madre è per il bambino una mediatrice con il mondo e tutte le sensazioni e le emozioni che quel bambino vivrà, in pancia, per il tramite della sua mamma contribuiranno a colorare la sua personalità.
La comunicazione tra mamma e bambino avviene, soprattutto all’inizio, a livello biochimico.
Benché nel primo trimestre la mamma non sia in grado di percepire i movimenti del bambino, quest’ultimo è invece capace di avvertire le emozioni provate dalla mamma e di sperimentarle come proprie.
Veicolo e strumento di questo canale comunicativo sono gli ormoni, che attraverso la placenta raggiungono il bambino, trasferendosi a lui e creando quella che può considerarsi una sorta di memoria prenatale.
Nel momento in cui la mamma vive stati d’ansia, paura, turbamento libererà adrenalina; quando vivrà situazioni di benessere libererà endorfine. Entrambi questi ormoni attraverseranno la placenta, consegnando al bambino un’esperienza piacevole o meno.
Il mutamento del corpo della futura mamma durante la gravidanza e il ruolo del papà
Il processo di mutamento che la donna vive sin dalla scoperta della gravidanza necessita di un tempo soggettivo di adattamento, che prevede l’accoglimento dei cambiamenti relativi al corpo, alla sessualità, alla relazione di coppia, al contesto sociale, alla famiglia di origine.
È attraverso l’ascolto attivo ed emotivo che si manifesta il bonding prenatale capace di creare un legame precoce con il bambino, fondamentale per lo sviluppo sano ed equilibrato del rapporto dopo la nascita.
Alla comunicazione prenatale può e deve prendere parte anche il papà, perché questo lo aiuterà a stabilire sin da subito un legame col bambino, legame che la mamma avverte immediato anche grazie agli ormoni che entrano in circolo sin da subito.
Il ruolo protettivo di cui il papà è custode, è fondamentale per la serenità emotiva della mamma che vivrà l’attesa con maggiore tranquillità.
Come si trasforma la relazione genitore-bambino durante le settimane di gravidanza
È bene sapere che sin dalle prime settimane di vita il bambino avverte il calore delle mani appoggiate sul pancione, le sensazioni tattili infatti si sviluppano sin dall’ottava settimana, l’udito si sviluppa dalla ventesima settimana, la vista invece è stimolata dal secondo trimestre, periodo in cui attraverso il pancione inizia a filtrare la luce, grazie all’assottigliarsi delle pareti uterine.
È proprio attraverso questi sensi che sia la mamma che il papà possono comunicare col bambino, fargli sentire la loro presenza, renderlo partecipe del loro amore, contribuendo così attraverso un aumento delle endorfine allo sviluppo cerebrale.
Il gusto e l’olfatto sono, invece, i primi sensi a svilupparsi e attraverso il liquido amniotico, che ha un gusto molto simile a quello del latte materno, il bambino impara a distinguere i sapori e gli odori, cose di cui conserverà inevitabilmente memoria.
Tecniche di comunicazione prenatale
Comprendendo l’importanza e la possibilità del comunicare precocemente, i neogenitori possono utilizzare delle “tecniche” di comunicazione prenatale, che consentano loro, appunto, di far sentire la loro presenza, ma anche di gioire dell’interazione del loro bambino.
Si possono utilizzare “tecniche visive”, puntando una fonte luminosa sul pancione ed osservando il bambino seguire quella luce. Questa tecnica permette di stimolare la retina, preparandola alla nascita.
Si possono utilizzare “tecniche uditive”, come il parlare al pancione (ricordiamo che la voce ed il battito del cuore della mamma sono i suoni che accompagnano costantemente il bambino per tutta la gestazione, è quindi questa la ragione per cui dopo la nascita saranno quegli stessi suoni ad essere rassicuranti e ad aiutarlo a calmarsi), ascoltare musica, suoni rilassanti o ancora leggere ad alta voce. Questo tipo di tecniche, oltre a regalare al genitore la percezione di essere in connessione con proprio bambino, stimolano l’apprendimento.
Ancora, si possono utilizzare “tecniche tattili”, come l’appoggiare le mani sul pancione o accarezzarlo con una spazzola morbida o con un pennello e, così, osservare la capacità del bambino di seguire quel movimento. Una delle tecniche tattili più diffuse è il belly painting. Spesso le mamme provano la gioia di farsi dipingere il pancione e ammirare i movimenti del bambino dietro la stimolazione dell’artista che sta disegnando.
Ebbene, se tutti i genitori provassero a non affidare la realizzazione del disegno ad una persona estranea ma ad occuparsene loro (il papà può dipingere il pancione della mamma), sperimenterebbero una delle tecniche di comunicazione prenatale più belle in assoluto. Le endorfine che la mamma libera nel guardare il papà disegnare pensando al loro bambino sono infinitamente di più di quelle prodotte mentre disegna un estraneo. La reazione del bambino sarà immediata ed entusiasmante per entrambi i genitori.
Anche le “tecniche motorie” sono molto importanti, perché contribuiscono a sviluppare il senso dell’equilibrio nel bambino e perché permettono alla donna di prendersi cura di sé e vivere la gravidanza in maniera più sana e rilassata.
Tutto quanto detto fin ora può sembrare astratto, o poco comprensibile, eppure c’è stato uno scienziato giapponese, Masaru Emoto, che nello studiare la “memoria dell’acqua” ha dimostrato quanto noi esseri umani possiamo essere influenzati dalle emozioni.
Masaru Emoto ha sottoposto le molecole d’acqua a delle vibrazioni, dimostrando come quelle sottoposte a vibrazioni gradevoli (una musica piacevole, delle parole gentili, suoni della natura) assumessero poi una forma armonica; di contro, le molecole sottoposte a suoni sgradevoli (rumori, musica troppo forte, parole cattive) assumessero una forma disarmonica.
Ecco, partendo da questo studio lo scienziato ha dimostrato quanto noi esseri umani, composti per la maggior parte di acqua, possiamo essere influenzati da vibrazioni positive o negative e quanto ancor di più possano esserlo i bambini in grembo che, oltretutto, sono immersi nel liquido.
Per acquisite maggiori informazioni puoi collegarti al blog di Save the Children Italia, uno spazio di approfondimento tematico dedicato alle famiglie e non solo