L’inclusione non è un concetto di beneficenza. Non è neanche un atto di volontariato. È il diritto umano fondamentale di appartenere. Cit. Richard Ashcroft
Vivere in un mondo sempre più interconnesso significa anche affrontare le sfide dell’inclusione di famiglie provenienti da ambienti culturali e sociali differenti dal nostro. In questo contesto emerge con vigore l’importanza della mediazione linguistica, culturale e sociale, quale servizio necessario ad abbattere barriere e a costruire senso di appartenenza. La mediazione linguistica, culturale e sociale non si limita alla semplice traduzione della lingua ma è un processo molto più complesso che tende a creare una connessione tra due culture differenti. In tal senso, è cruciale la figura del mediatore o della mediatrice, che non deve solo avere padronanza delle lingue ma deve essere capace di interpretare parole e frasi, creando ponti linguistici, comprendendo sia i contesti culturali di partenza che di destinazione, perché le informazioni arrivino in maniera corretta, riducendo malintesi e conflitti.
In questo articolo, Francesca Esposto, educatrice della cooperativa Santi Pietro e Paolo Patroni di Roma, ente partner di Save the Children per le attività dello Spazio Mamme di Brindisi, ci racconta che tipo di servizi vengono offerti nell’ambito dello loro sportello di mediazione linguistica, culturale e sociale
Uno spazio inclusivo capace di abbattere l’isolamento
Attraverso le attività genitore-bambini/e, quelle rivolte ai soli genitori e i servizi a sostegno della genitorialità, lo Spazio Mamme di Brindisi è chiamato oggi ad affrontare questioni sociali sempre più complesse per costruire uno spazio accogliente e inclusivo per tutti e tutte, un luogo fisico e mentale in grado di far sentire le persone a proprio agio, come a casa. A questo proposito, un laboratorio che ha avuto successo è stato il laboratorio di cucito che, avvalendosi dell’esperienza di Bilal Muhammad, esperto stilista molto conosciuto nel territorio, ha permesso di allacciare nuovi contatti con i genitori di diversa origine e cultura.
Oltre a trasferire competenze pratiche, questo laboratorio ha agito come terreno neutro in cui le differenze linguistiche e culturali sono state superate. Il cucire è diventato un linguaggio universale, che ha permesso di tessere connessioni attraverso stoffe e storie condivise. All’interno di questo spazio abbiamo ascoltato storie di famiglie di origine straniera che, sebbene siano parte integrante del nostro territorio da tempo, faticano a tessere relazioni amicali e sociali e a mettere in atto il proprio progetto di vita. Dalle attività pratiche si passa ai colloqui individuali e di supporto emotivo, molto spesso avvalendosi dell’aiuto di “genitori peer” che frequentano i nostri programmi da diverso tempo e facilitano il lavoro di noi operatori, favorendo l’instaurarsi di solidi legami di fiducia tra operatori e famiglie.
Dallo spazio alla comunità: accompagnare in un labirinto di cure
Dopo i primi colloqui, insieme alla famiglia si programmano progetti,azioni e strategie per districare i nodi e i problemi che le famiglie di origine straniera vivono quotidianamente nel nostro territorio: assistenza sanitaria, ricerca di una abitazione, ricerca di un lavoro, assistenza legale, ricerca di servizi per l’infanzia,istruzione e altri ancora. Navigare e orientarsi all’interno dei servizi disponibili sul territorio è spesso faticoso anche per le famiglie che hanno confidenza con la lingua e vivono a Brindisi da generazioni; diventa un’odissea, se si aggiungono la barriera linguistica e la mancanza di informazioni necessarie., Non basta, quindi, orientare le famiglie di origine straniera, ma è necessario accompagnarle . Il ruolo della mediazione è quindi fondamentale per evitare malintesi e conflitti e mettere in attopercorsi efficaci sul territorio.
Altro elemento imprescindibile se si vuole costruire una comunità inclusiva è certamente il lavoro di rete. A tal proposito è da menzionare l’esperienza positiva che il nostro spazio ha vissuto quest’anno: grazie al lavoro sinergico tra la scuola dell’infanzia, l’associazione Migrantes di Brindisi (associazione che opera da anni sul territorio per sostenere i migranti nel loro processo di inclusione) lo Spazio mamme e la mediazione linguistica, culturale e sociale attivata nelle fasi iniziali, un nucleo familiare straniero composto da due genitori e 4 minori (tra 0 e 4 anni) è riuscito a trovare un nuovo alloggio, adeguato ai propri bisogni, dopo aver perso la propria casa, a seguito di uno sfratto esecutivo. Contestualmente, il nucleo ha anche avviato un percorso presso i servizi sanitari per il figlio più grande, che presentava un ritardo nello sviluppo del linguaggio, garantendo il giusto supporto nel suo percorso di crescita e nelle attività scolastiche. Per un breve tratto di strada abbiamo accompagnato questa famiglia attraverso il loro processo di inclusione nel territorio dotandola, insieme agli enti e alle associazioni che hanno collaborato con noi, degli strumenti necessari a proseguire il cammino verso l’attuazione dei propri progetti di vita, da soli.
Le attività educative rivolte ai genitori e ai bambini/e, gli sportelli di orientamento, i colloqui, i progetti personalizzati, l’accompagnamento, l’impegno attivo nella comunità e l’attivazione della mediazione linguistica, culturale e sociale, sono azioni che svolgiamo quotidianamente e che rappresentano per le famiglie di origine straniera che abbiamo intercettato una luce, anche se piccola, di speranza e inclusione.
“Prima di arrivare qui ci sentivamo un’isola. Abbiamo trovato tanto qui. Un luogo dove noi possiamo stare tutti insieme. Qui ho trovato delle attività per me e per i miei bambini. Mia figlia si ricorda ancora la canzoncina che cantavamo durante l’attività appena arrivate. Io mi sono trovata bene durante il corso di cucito. Era così bello poter parlare e ridere con le altre mamme e fuggire per un po’ dai problemi. È stato fondamentale per me questo luogo quando dovevo frequentare la scuola di italiano e sapevo che nel frattempo mio marito e i miei bambini erano qui a fare delle attività o semplicemente a stare nella stanza dei giochi. Mi sentivo tranquilla. A volte quando vengo qui mi basta un vostro sorriso o una parola gentile. Basta questo”: queste le parole di una mamma che ha frequentato lo Spazio Mamme, parole che non solo avvalorano il nostro lavoro, ma ci indicano esattamente qual è la strada da seguire.
Per ulteriori approfondimenti sul mondo dell’infanzia e dell’adolescenza consulta il blog di Save the Children.