La tratta e lo sfruttamento sessuale, in particolare delle minori, sono fenomeni di difficile emersione a causa degli enormi interessi dei trafficanti – in un mercato che si trasforma ma non accenna a diminuire – e dell’insufficiente impegno dei governi nel monitoraggio e nell’azione di prevenzione e contrasto.

Ne parliamo con Viviana Coppola del Dipartimento di Protezione di Save the Children Italia.

 

I dati relativi a tratta e sfruttamento nel mondo
Data la complessità del fenomeno, è molto difficile ricostruire un quadro completo e dettagliato relativo alle vittime di tratta e sfruttamento nel mondo. L’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC) e il Global report on trafficking in persons 2020 riportano che nel 2018 sono state 50.000 le vittime di tratta e sfruttamento registrate.
In base ai dati UNODC, il 34% delle vittime di tratta e sfruttamento è composto da minori, che sono in tutto 16.217, tra cui 9.127 bambine e ragazze e 7.090 bambini e ragazzi La percentuale minorile di vittime di tratta e sfruttamento è andata ad intensificarsi negli ultimi 15 anni, aumentando da circa il 10% al 34% del totale, ma arrivando a toccare i picchi massimi nelle regioni più povere del mondo, tra cui Asia meridionale, Africa occidentale e Sub-Sahariana e America centrale e Caraibi, in cui la componente minorile determina il 50% o più dei casi.

 

Focus su Europa e Italia
In termini generali, seguendo i dati UNODC, l’Europa occidentale e meridionale è la regione in cui è stato individuato il maggior numero di minori vittime di tratta e sfruttamento, per un totale di 4.168, di cui 59% maschi e 41% femmine. Nel resto dell’Europa sono però le donne adulte a subire maggiormente il fenomeno, dal momento che per loro è molto più difficile incorrere in decreti di espulsione. Queste donne, inoltre, possono essere ricattate in funzione dei propri figli perché molto spesso arrivano in Europa in stato di gravidanza o con dei figli minori a carico, i quali vengono frequentemente utilizzati come strumento coercitivo.
Più specificamente, secondo i dati della Commissione Europea, nel biennio 2017-2018 sono state rilevate 14.145 vittime di tratta e sfruttamento, dato da considerarsi probabilmente al ribasso, a causa dell’elevata difficoltà di raccolta dati. Tra queste vittime, i minorenni rappresentano il 22% del totale, di questi il 78% sono bambine e ragazze.
Per quanto riguarda il panorama italiano, il Sistema Informatizzato per la Raccolta delle Informazioni sulla Tratta (SIRIT), rivela che nel 2020 risultano in carico del sistema anti-tratta 2.040 vittime, in prevalenza donne e ragazze. Tra queste, 716 sono le nuove prese in carico di cui i minori rappresentano solamente l’1% del totale. Tra le nazionalità rilevate, le nigeriane rimangono le più numerose, seguite da donne provenienti da Costa d’Avorio, Pakistan, Gambia e Marocco. Tra tutte le vittime prese in carico dal sistema, il 78,4% rappresenta vittime di sfruttamento sessuale.

 

Gli effetti (in)visibili del COVID 19
L’emergenza legata al COVID-19 ha reso le vittime di tratta e sfruttamento ancora più vulnerabili, rallentando i procedimenti investigativi e giudiziari e diminuendo il supporto alle vittime. A livello globale si evidenzia l’aumento delle persone a rischio tratta connesso all’incremento della povertà e delle vulnerabilità, che colpisce in particolare minori, donne e soggetti migranti.

La pandemia ha inciso sulla minor raggiungibilità delle vittime, meno evidenti, visibili e rintracciabili dai servizi di identificazione e protezione. Al contrario, le reti criminali sono riuscite a sfruttare a loro beneficio la situazione, spostando la tratta e lo sfruttamento in altri spazi, con conseguente aumento di attività indoor e online, che ha anche aumentato il rischio di re-trafficking delle ex-vittime, che a seguito di un percorso di emersione ed autonomia, si sono ritrovate a dover rallentare i percorsi di inserimento lavorativo, con le dovute conseguenze in termini di riduzione delle risorse economiche individuali.

 

Lo sfruttamento sessuale dei minori e/o delle loro madri
A livello globale, lo sfruttamento sessuale determina la tipologia di sfruttamento più comunemente legata alle vittime minori di età, caratterizzando il 72% dei casi di sfruttamento nelle bambine e il 66% nei bambini.
In Italia lo sfruttamento sessuale continua a riguardare il 73% delle segnalazioni evidenziate dal Numero Verde Anti Tratta, inoltre aumentano le prese in carico di giovani donne vittime di tratta e sfruttamento con figli piccoli o piccolissimi. Save the Children ha deciso di intraprendere un nuovo progetto “Nuovi Percorsi” proprio a supporto delle giovani donne vittime di sfruttamento che hanno anche dei figli.
Non si può negare, infatti che il trauma dello sfruttamento sessuale possa avere un forte impatto sulla relazione madre-figli e sullo sviluppo dei bambini e delle bambine. Per citare alcuni elementi: le molteplici forme di violenza e di sfruttamento che queste donne subiscono, la perdita di contatti con i loro figli imposta dai trafficanti, l’assenza di un compagno e padre del bambino, i continui spostamenti che gli sfruttatori impongono loro da un territorio all’altro per massimizzare i profitti ed evitare la legge, hanno un impatto dirompente sulle vite delle madri e dei loro figli. È dunque evidente che i bambini e le bambine vengano coinvolti nel circolo di violenze e soprusi a cui le madri, spesso donne appena maggiorenni, devono sottostare. I bambini e le bambine figli e figlie di vittime di tratta hanno delle specifiche vulnerabilità che derivano dallo sfruttamento delle madri e che è necessario riconoscere se si vuole prevenire importanti conseguenze sul loro futuro.
Nel 2020, si è rilevato che le vittime di sfruttamento sessuale outdoor provenissero soprattutto da est Europa (Romania in primis e poi Albania, Ucraina, Moldavia e Bulgaria.) e Africa (Nigeria e Costa d’Avorio) con una tendenza in aumento nel primo caso e in diminuzione nel secondo. La diminuzione delle vittime nigeriane è direttamente proporzionale ad una diminuzione del flusso migratorio, mentre quella delle vittime ivoriane è dovuta al fatto che molte di loro vedono l’Italia come un paese di transito e non di destinazione e tendono quindi ad abbandonare il paese dopo poco tempo rispetto al loro arrivo.

 

L’azione di Save the Children
Per combattere il fenomeno legato alla tratta e allo sfruttamento degli esseri umani, Save the Children ha attivato a partire dal 2012 il progetto Vie d’Uscita finalizzato all’individuazione e all’emersione delle vittime. Dall’inizio del progetto al 2020, sono state evidenziate 1.430 beneficiarie, con un 97% di vittime identificabili come nigeriane e romene, e di cui il 2.5 % sono bambini/e. A partire da Aprile 2021, invece, il progetto Nuovi Percorsi ha contribuito a supportare le donne già fuoriuscite da situazioni di tratta e sfruttamento con figli, accompagnando questi nuclei verso un percorso di autonomia e indipendenza attraverso l’attivazione di azioni di protezione ed empowerment.

 

Per chi fosse interessato ad acquisire maggiori informazioni sul tema della didattica a distanza o a confrontarsi con altre esperienze è possibile consultare il blog di Save the Children, uno spazio dedicato a famiglie e bambini ma non solo

 

Bibliografia
Brouckaert, T. e Longman, C. (2018). “You give the skin, I give the bones”: Undocumented migrant mothers’ maternal practices, Women’s Studies International Forum, https://www.elsevier.com/locate/wsif
Hilario Pascoal, R. da C. (2018). “Motherhood in the Context of Human Trafficking and Sexual Exploitation. Studies on Nigerian and Romanian Women”, Springer.
Papadopoulos, R. K. (2004) “Trauma in a Systemic Perspective; theoretical, organisational and clinical dimensions”. Paper presented at the XIV Congress of the International Family Therapy Association in Istanbul.
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Tedeschi, R. G., Park, . L., Calhoun, L. G. (1998). “Posttraumatic growth: Positive changes in the aftermath of crisis”, American Psychlogical Association. https://psycnet.apa.org/record/1998-07186-000
Di Blasio P. (2006), “Tra rischio e protezione”, Edizioni Unicopli Bianchi. D, Moretti E. (2006)
Vite in bilico, Indagine retrospettiva su maltrattamenti e abusi in età infantile, Istituto degli Innocenti, Firenze.