Le relazioni familiari rappresentano una componente molto rilevante nel determinare la qualità della crescita di un bambino o di una bambina nei primissimi anni di vita. Nella complessità che contraddistingue le azioni umane all’interno di una piccola comunità di affetti si possono identificare comportamenti che hanno un contenuto potenzialmente dannoso, non solo per l’integrità fisica e psicologica immediata di una persona, ma anche per le condizioni di sviluppo e di crescita futura.

 

Il maltrattamento sui bambini e le bambine è un problema di salute pubblica (OMS, 2012) che colpisce in Italia quasi 100.000 fra bambini e ragazzi. Si consuma nella maggior parte dei casi in famiglia, quindi in un contesto di relazioni intime e affettive, che dovrebbero costituire le basi della sicurezza e dell’attaccamento di ogni essere umano; proprio per questo le conseguenze sono più gravi sulle personalità in evoluzione perché compromettono la possibilità di sviluppare fiducia in sé stessi e nel mondo degli adulti.

Le conseguenze traumatiche della violenza sono inversamente proporzionali all’età: più un bambino è piccolo, più gravi sono i danni sullo sviluppo psico-fisico ed emotivo.

 

Ne parliamo con Anna Paola Favero, dell’Unità Sistemi di Tutela di Save the Children Italia, responsabile del progetto PRISMA.

 

Cosa intendiamo per Esperienze Sfavorevoli Infantili
Le Esperienze Sfavorevoli Infantili includono una serie di situazioni di abuso che si verificano in un dato momento della vita dei bambini, ma, secondo studi sulla salute, sono anche un elemento scatenante di potenziale negativo sul ciclo di vita della persona, con effetti visibili anche nell’adulto, anni dopo il maltrattamento subito. Parlare di serie di situazioni di abuso significa contemplare diversi spazi di violenza: quella diretta sul minore – l’abuso sessuale, il maltrattamento psicologico, fisico e la trascuratezza; quella di ambienti familiari insicuri per ragioni che possono essere legate a dipendenze da sostanze dei genitori, malattie psichiatriche degli stessi, episodi di violenza assistita, ovvero il coinvolgimento del minore in atti di violenza compiuti su figure di riferimento affettivamente significative, detenzione di famigliari; e quella di società violente in cui i minori o le famiglie sono esposti a razzismo, bullismo e nuclei strutturati di violenza che permeano la quotidianità.

A fronte delle Esperienze Sfavorevoli Infantili, vi è un arsenale di opportunità da cogliere per prevenire le stesse, cambiare il corso delle situazioni, sostenere la resilienza dei bambini e bambine e soprattutto fare di più e farlo in modo più sistematico per proteggerli da tutte le forme di violenza.

Il progetto PRISMA (Promoting child Resilience and Improving Safeguarding Mechanisms against Adverse Childhood Experiences) si propone di essere una di queste opportunità. Per un biennio, in quattro città italiane – Roma, Napoli, Torino e Pescara – il progetto sperimenterà la costruzione di Sistemi di Tutela a rinforzo dei ruoli di garanti della tutela e protezione dei minori degli attori delle comunità di cura locali. Attraverso un processo di lavoro in rete multidisciplinare, i vari professionisti aderenti al progetto, rafforzeranno le loro conoscenze e competenze per individuare e condividere con altri soggetti corresponsabili della promozione, prevenzione e tutela dei diritti dei bambini e delle bambine, buone prassi e procedure efficaci per una solida azione di sensibilizzazione e prevenzione di ogni forma di abuso, maltrattamento e malpratica sul territorio, una sollecita individuazione, segnalazione e presa in carico.

L’auspicio e’ che il progetto contribuisca in modo positivo a ridurre i livelli di violenza nei confronti di bambini tra gli 0 e i 6 anni ed a creare una capacità territoriale di influenzare le politiche e prassi locali e nazionali verso lo stesso obiettivo di prevenire e combattere ogni forma di abuso e maltrattamento sui bambini.

 

Cosa è possibile cambiare
Ai bambini del mondo, sono state fatte delle promesse chiare, a partire dal 1989 con la Convenzione sui diritti del fanciullo, ratificata dall’Italia il 27 maggio 1991. Nel corso degli anni, si è capito che alcune insidie all’attuazione piena di tutti i diritti dei bambini sono sfuggevoli e si nascondono nelle pieghe delle mura domestiche, nell’inadeguatezza delle autorità, in norme sociali discriminatorie e in pratiche nocive che resistono nonostante le leggi e la centralità, ormai acquisita, della protezione del bambino in tutte le strategie di intervento sociale che hanno o possono avere un impatto sulla vita dei minori.

Nel 2016, 17 Sustainable Development Goals sono stati scelti da tutti gli stati membri delle Nazioni Unite e sono entrati in vigore con l’imperativo di non lasciare indietro nessuno. Il target 16.2 – Eliminare l’abuso, lo sfruttamento, il traffico e tutte le forme di violenza e tortura contro i bambini – fissa per il 2030 l’obiettivo di garantire a tutti i bambini il diritto di vivere liberi dalla violenza e dalla paura.
Se il “la” è stato dato dagli SDGs, le situazioni appena elencate richiedono concerto di intenti, riflessione a tutti i livelli ed approfondimento continuo.

Chiediamoci se una sculacciata può essere definita un atto di violenza. La risposta cambierebbe se la sculacciata fosse leggera? O se succedesse una volta sola? O se venisse data ad un bambino di fronte ai suoi amici? O se venisse data ad un bambino che ancora non parla? E se fosse data sulla testa, anziché sulle natiche?

Un’ampia letteratura si sta creando proprio per rispondere a queste domande e per riuscire a vincere certe strutture mentali radicate nelle società di tutto il mondo…non è capitato anche a voi di sentir dire “una sberla ogni tanto non ha mai fatto male a nessuno…”.

La Convenzione sui diritti del fanciullo fortunatamente resta il testo di riferimento per trovare le risposte: la violenza non è un bene, non fa bene e gli stati devono agire in modo da proteggere i bambini contro tutte le forme di violenza, senza discriminazioni e offrendo alternative adeguate.

Secondo la coalizione “End violence against children” ogni sette minuti un bambino muore in conseguenza di atti violenti (cfr https://www.end-violence.org). C’è quindi qualcosa che gli stati non stanno ancora facendo, o non stanno facendo abbastanza bene.

Eppure guardando agli effetti della violenza sui bambini, gli stati dovrebbero dare priorità alla prevenzione e lotta, senza esitazione alcuna. Infatti, le pubblicazioni concordano: il costo della prevenzione è minore di quello che gli stati affrontano per gestire le conseguenze della violenza sui bambini.

La violenza ha un costo immediato, monetario e non solo: pensiamo ai casi di soccorso medico ad un bambino o bambina che subisce una violenza sessuale o a cui viene fratturato un osso o ai costi nell’ambito educativo in supporto a bambini con difficoltà di attenzione dovute agli effetti della violenza.

La violenza ha un costo posticipato, monetario e non solo: pensiamo ai bisogni di sostegno in età adulta per gestire gli effetti dello stress tossico, che è stato attivato in maniera prolungata durante l’infanzia. Effetti che vanno da quelli fisici (problemi di cuore, obesità, diabete) a mentali (ansia, depressione o ridotta capacità di essere felici –anedonia-) a comportamentali (difficoltà di apprendimento e/o di memoria, abuso di sostanze) a ad impatto generazionale (i nostri geni registrano le variazioni e le trasmettono).

La violenza contro I bambini va quindi capita, studiata e va inclusa nelle scelte politiche di oggi, con l’aiuto di tutti.

Tutti hanno una voce da far sentire per agire il cambiamento: la violenza sui bambini e le bambine si previene e si combatte nell’ambito della salute, della tutela della donna, della famiglia, degli interventi in quartieri svantaggiati, di coordinamento multi settore e nelle scelte di allocazione del budget.

Tutelare i bambini di oggi significa tenere le promesse fatte nel 1989 ai bambini di tutto il mondo, per le generazioni a venire.

Il progetto PRISMA prevede tra le sue azioni delle formazioni specifiche sulle Esperienze Sfavorevoli Infantili nella fascia dei bambini da 0 a 6 anni, che si terranno tra maggio ed ottobre 2021, con lo scopo di promuovere conoscenze, competenze e capacità’ organizzative ed operative di un target di 160 attori locali provenienti da diversi settori, tra cui il settore sanitario, sociale, educativo e rappresentanti delle autorità locali nelle quattro città coinvolte nel progetto.

Fare formazione in Italia oggi è contribuire ad azioni positive di cambiamento e ci aspettiamo che anche attraverso il percorso formativo specialistico sulle Esperienza Sfavorevoli Infantili promosso dal progetto, si rafforzino le conoscenze e competenze dei diversi attori che fanno parte dei sistemi di protezione per sviluppare un approccio al contrasto della violenza sui minori multidisciplinare e coordinamento e che metterà al centro la protezione dei diritti dei bambini e delle bambine nei territori del progetto PRISMA.

 

Per avere maggiori informazione sul progetto PRISMA potete visitare la pagina di progetto