Tra poche settimane riaprono le scuole di ogni ordine e grado e inizia per molti bambini e bambine una nuova avventura. In Italia, come è noto, l’obbligatorietà scolastica è prevista solo a partire dai sei anni con la scuola primaria, ma negli ultimi decenni – sulla scorta delle indicazioni degli Obiettivi Europei di Barcellona (2002) e del successivo decreto legislativo 65/2017 – sono stati registrati notevoli sforzi per rafforzare l’offerta educativa per la fascia di età 0-6 anni e implementare così il numero di iscrizione di bambini e bambine ai nidi e alle scuole dell’infanzia.

La letteratura scientifica dimostra come l’istruzione pre-primaria sia di fondamentale importanza per il successo formativo di bambini e bambine, non solo in termini di apprendimento ma anche di adattamento sociale, e evidenzia come sia uno strumento molto efficace per prevenire, sin dalla primissima infanzia, la dispersione scolastica. I bambini che hanno accesso all’istruzione prescolare hanno maggiori probabilità di sviluppare le necessarie competenze per completare con successo il ciclo di istruzione primaria e di proseguire gli studi fino a diventare cittadini e cittadine consapevoli e partecipi.

In particolare, come sottolinea una recente ricerca dell’Osservatorio povertà educativa, elaborata da Openpolis in collaborazione con l’impresa sociale Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, le scuole dell’infanzia ricoprono una funzione strategica di raccordo tra prima infanzia e scuola primaria. Per questo motivo, anche in seguito alla pandemia, è stato innalzato dal 90 al 96% la quota di bambini fra i 3 e i 6 anni che – secondo gli Obiettivi di Barcellona – entro il 2030 a livello Ue dovrebbe partecipare all’educazione e cura della prima infanzia.

 

Il contesto italiano: dati nazionali e differenze territoriali

I dati riportati da Openpolis evidenziano come, a differenza degli asili nido, la partecipazione all’istruzione pre-primaria italiana risulta tra le più elevate nel contesto europeo, con una quota di minori di 3-5 anni coinvolti pari al 94,6% nel 2020, superiore alla media Ue e all’obiettivo stabilito in prima istanza a Barcellona (90%). Tuttavia, il dato nazionale ha visto una contrazione nel corso dell’ultimo decennio. La quota, pari al 97,3% nel 2013, è successivamente scesa al 93,6 nel 2019. Per poi riassestarsi al 94,6% nel 2020, un punto percentuale al di sopra dell’anno precedente.

Nel 2020 tutte le regioni italiane raggiungono la soglia del 90% di bambini tra i 3 anni e l’età dell’obbligo scolastico che partecipano all’istruzione pre-primaria, dal Lazio (90%) alla Campania (98,6%). Dati che però – sottolinea Openpolis – è interessante valutare in chiave maggiormente disaggregata e soprattutto nella variazione nel tempo.

Un indicatore particolarmente interessante è la percentuale di bambini e bambine di 4-5 anni che partecipa all’istruzione pre-primaria. In tal senso, sappiamo che il 96% di bambini tra 4 e 5 anni frequentano la scuola dell’infanzia o il primo anno delle primarie (2019). Confrontando l’andamento nel tempo di questo indicatore, si rileva come la quota di partecipazione al sistema educativo tra 4 e 5 anni sia cresciuta rispetto al 2013 in Toscana (+0,9 punti), in Basilicata (+0,2) e in Umbria (+0,1). Stabile il dato della Campania, mentre un calo superiore ai 2 punti percentuali si rileva in Sardegna, Molise e Lazio.

Questi i dati principali riportati dalla Fondazione Openpolis, ma per maggiori informazioni rimandiamo al sito: https://www.openpolis.it

Questa fotografia aggiornata sulla partecipazione alla istruzione pre – primaria in Italia ci permette di analizzare l’andamento del nostro paese in merito al lavoro sul diritto all’istruzione e alla cura di bambini e bambine e di constatare come l’impegno di ogni singolo attore della comunità educante sia fondamentale per perseguire l’obiettivo primario di favorire all’accesso a offerte educative di qualità a un numero sempre maggiore di minori e incentivare l’approccio integrato nel sistema educativo 0-6 anni.