Solo il 55,5% delle donne italiane tra 20 e 49 anni con un figlio, avevano un lavoro nel 2021. In Slovenia, Portogallo, Danimarca e Svezia la quota di donne occupate con 3 figli è attorno all’80%.
Sono questi solo alcuni dei dati che Openpolis ha reso noto in prossimità della Giornata Internazionale delle donne.
All’origine di questo tipo di divari- si legge nell’approfondimento- vi sono diversi fattori: da quelli sociali e culturali alle politiche familiari e di genere adottate in ciascuno stato. Un aspetto di primo piano nella promozione dell’occupazione femminile è costituito dall’accessibilità dei servizi per l’infanzia e lo sviluppo della rete educativa tra 0 e 6 anni.
Oltre a rappresentare il primo tassello delle politiche di contrasto alla povertà educativa, l’estensione di asili nido e scuole per l’infanzia è un supporto anche alla partecipazione femminile al mercato del lavoro. Le attività di cura nel nucleo familiare, per stereotipi di genere, ricadono spesso sulle donne. Limitandone così le potenzialità e le possibilità di inclusione nella società attiva.
In Italia lavora il 56,3% delle donne senza figli, quota che scende al 55% circa con uno o due figli e crolla al 40,2% con 3 figli.
Sono generalmente i territori con meno servizi per l’infanzia ad avere una minore occupazione femminile, e viceversa.
Nei territori in cui poche donne lavorano, la percezione della necessità di servizi è spesso inferiore; allo stesso tempo, in mancanza di nidi, la possibilità per le donne con figli di lavorare viene di fatto fortemente limitata. Creando un disincentivo evidente all’occupazione femminile.
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