“L’inclusione è un processo che problematizza gli aspetti della vita sociale, delle istituzioni e delle politiche: si presenta come un processo dinamico, instabile, in continua costruzione, in quanto l’essere inclusivi non è vincolato al ruolo prescrittivo, a una norma, a una costrizione, ma implica una continua strutturazione e destrutturazione delle organizzazioni e dei contesti istituzionali e sociali.” (Medeghini R., Simona D’Alessio, Giuseppe Vadalà, 2013).
In quest’ottica, il concetto di inclusione nei servizi educativi non si limita all’accoglienza dei bambini e delle bambine con bisogni specifici, ma si configura come un processo attivo di trasformazione dei contesti. Non esiste un “non funzionamento” dell’individuo, bensì processi disabilitanti prodotti dai contesti educativi, dalle strutture organizzative e dalle pratiche pedagogiche che non riescono a fornire risposte adeguate alle differenze. E, nello stesso modo, non esiste un “funzionamento standard certificato” nel quale “includere”, piegandola, l’espressione di funzionamenti differenti. Esiste, al contrario, un processo di trasformazione reciproca, che da vita a nuovi contesti, in continua evoluzione. Inclusione è un concetto biunivoco e bilaterale, e non implica alcuna cooptazione di una persona “a basso funzionamento” in un contesto che ha la missione di renderlo quanto più possibile simile alle persone che funzionano bene.
L’inclusione, quindi, si realizza laddove si creino ambienti capaci di adattarsi ai bisogni emergenti, garantendo pari opportunità di apprendimento e di partecipazione per tutti e tutte, indipendentemente dalle caratteristiche personali, sociali e culturali. Approfondiamo l’argomento con il contributo di Carmela Cozzi e Giuliani Gabriella della cooperativa Occupazione e Solidarietà, partner di Save the Children per le attività del Polo Millegiorni (Hub San Paolo 0-6) di Bari.
Elementi fondamentali dell’inclusione nei servizi educativi 0-6 anni
Secondo l’approccio pedagogico e psicologico contemporaneo, un servizio educativo può definirsi inclusivo se integra alcuni principi chiave:
- Accessibilità: ogni bambino/a deve poter accedere agli spazi, ai materiali e alle esperienze proposte, senza barriere fisiche, cognitive o culturali.
- Accoglienza e appartenenza: il contesto educativo deve promuovere un senso di sicurezza e di appartenenza, riconoscendo e valorizzando l’unicità di ogni famiglia e quindi di ogni bambino/a.
- Flessibilità: le pratiche educative devono essere adattabili alle esigenze individuali e ai ritmi di sviluppo dei bambini e delle bambine.
- Collaborazione tra attori educativi: il lavoro congiunto tra educatrici, educatori, famiglie, professioniste e professionisti (psicologia e psicoterapia, pedagogia, ecc.) è essenziale per garantire un sostegno efficace.
- Partecipazione attiva: tutti i bambini e le bambine devono essere coinvolti nelle attività, attraverso metodologie che valorizzino le loro capacità e interessi.
Questi principi si traducono operativamente nella gestione di tre dimensioni chiave:
- Luoghi: l’ambiente educativo deve essere strutturato in modo accessibile e stimolante, favorendo l’autonomia, l’esplorazione e la socializzazione. Spazi inclusivi sono quelli che permettono esperienze di apprendimento diversificate, con materiali sensoriali e percorsi flessibili.
- Tempi: la routine quotidiana deve essere adattabile ai bisogni di ciascun bambino/a, prevedendo momenti individualizzati e di gruppo, secondo un ritmo rigoroso, ma non rigido.
- Strumenti: l’uso di strumenti didattici e strategie pedagogiche deve includere modalità multimodali (visive, tattili, sonore) per facilitare l’apprendimento e la comunicazione, con particolare attenzione ai bambini e alle bambine con bisogni educativi speciali.
Approcci educativi generali per un’inclusione efficace
Oltre alle strategie specifiche che verranno identificate in base alle diverse esigenze e ai diversi contesti, nei servizi educativiè consigliabile l’applicazione di alcune pratiche generali che favoriscono una migliore inclusione delle diverse soggettività e identità delle bambine e dei bambini:
- Didattica multisensoriale
- Utilizzare materiali che coinvolgano più sensi (tatto, udito, vista, olfatto) e che favoriscano il movimento.
- Favorire attività pratiche e manipolative.
- Routine strutturate e prevedibili
- Creare giornate con momenti chiari e ripetuti.
- Utilizzare schede visive per anticipare le attività.
- Uso della Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA)
- Integrare immagini, simboli e gesti per facilitare la comunicazione.
- Coinvolgimento dei pari
- Favorire l’apprendimento cooperativo tra bambini e bambine con diversi livelli di abilità.
- Collaborazione con le famiglie
- Coinvolgere i genitori nella creazione del progetto educativo del bambino/a.
- Lavoro d’équipe
- Coordinare le diverse figure professionali che interagiscono nel contesto educativo (educatori e educatrici, operatrici per l’inclusività, psicologi, psicologhe e altre figure specialistiche) per monitorare il benessere di bambine e bambini.
Il ruolo dell’operatrice per l’inclusività¹
Il servizio educativo integrativo 12-36 mesi del Polo Millegiorni di Bari, operante nel quartiere San Paolo, ha sviluppato un approccio basato sull’osservazione sistematica e sull’adattamento progressivo del contesto educativo. A partire dall’anno educativo 2024, è stata introdotta la figura dell’operatrice per l’inclusività, con il compito di monitorare i processi inclusivi e garantire che ogni bambino o bambina possa partecipare attivamente.
Questa figura svolge diverse funzioni chiave:
- Osservazione mirata: analizza i comportamenti e le interazioni dei bambini e delle bambine per individuare eventuali ostacoli alla partecipazione e al benessere.
- Mediazione tra contesti: facilita la comunicazione tra il gruppo classe, la famiglia e il coordinamento pedagogico, per costruire un percorso educativo coerente.
- Progettazione di interventi personalizzati: lavora in equipe per adattare ambienti, tempi e strumenti alle esigenze emergenti.
- Supporto al personale educativo: offre consulenza e formazione continua al personale educao, affinché l’inclusione non sia solo un obiettivo, ma una prassi consolidata.
L’importanza della collaborazione tra operatrice per l’inclusività e le famiglie
L’inclusione nei servizi educativi 0-6 anni non può realizzarsi pienamente senza un dialogo costante tra l’operatrice per l’inclusività e le famiglie dei bambini. Questa collaborazione è essenziale per garantire un accompagnamento educativo coerente, in cui scuola e famiglia lavorano insieme per creare un ambiente che favorisca lo sviluppo armonico del bambino/a.
Perché è fondamentale questa sinergia?
- Continuità educativa
La coerenza tra il contesto familiare e quello educativo è essenziale per favorire un senso di sicurezza e stabilità nei bambini. L’operatrice per l’inclusività aiuta a creare un ponte tra questi due mondi, facilitando il passaggio di informazioni sulle necessità e le risorse del bambino/a. - Personalizzazione degli interventi
Ogni bambino ha bisogni e ritmi di sviluppo unici. La collaborazione con la famiglia permette di comprendere meglio il vissuto del bambino/a, le sue esperienze pregresse e le strategie più efficaci per favorire la sua partecipazione attiva al contesto educativo. - Empowerment genitoriale
L’operatrice non si limita a supportare il bambino/a, ma diventa anche un punto di riferimento per la famiglia. Attraverso incontri, momenti di confronto e percorsi di accompagnamento, i genitori vengono coinvolti attivamente nel processo educativo, acquisendo strumenti per sostenere lo sviluppo del proprio figlio/a. - Individuazione precoce di bisogni specifici
Un costante dialogo con le famiglie consente di individuare tempestivamente eventuali difficoltà o segnali di disagio, favorendo l’attivazione di strategie educative adeguate o, se necessario, il coinvolgimento di figure professionali specializzate nelle aree di logopedia, neuropsichiatria infantile, terapia occupazionale, ecc. . - Costruzione di un’alleanza educativa
L’inclusione non si realizza solo all’interno del contesto scolastico, ma coinvolge l’intera comunità educante. Quando famiglie, operatori e operatrici collaborano, si crea un clima di fiducia e condivisione che rafforza il senso di appartenenza e di valorizzazione del bambino/a.
Come avviene questa collaborazione?
- Colloqui periodici per aggiornare le famiglie sul percorso educativo del bambino/a e raccogliere informazioni utili.
- Osservazioni congiunte per comprendere insieme ai genitori le dinamiche di apprendimento e relazione.
- Laboratori e incontri formativi per supportare i genitori nell’adottare strategie educative inclusive anche a casa.
- Comunicazione continua attraverso strumenti digitali o cartacei (diari di bordo, app educative, incontri informali).
- Partecipazione alle attività del servizio educativo per rafforzare il senso di comunità e collaborazione.
Conclusioni
L’inclusione nei servizi educativi 0-6 anni non è un obiettivo statico e teorico, ma un processo di continua evoluzione, che richiede flessibilità, osservazione costante e collaborazione tra tutti gli attori coinvolti. La creazione di contesti educativi accessibili, accoglienti e stimolanti è fondamentale per garantire che ogni bambino/a possa sviluppare le proprie potenzialità in un ambiente che valorizzi la diversità come risorsa.
L’introduzione della figura dell’operatrice per l’inclusività nel Polo Millegiorni di Bari rappresenta un passo significativo in questa direzione. Attraverso il suo ruolo di osservazione, mediazione e progettazione, questa figura diventa un elemento chiave per trasformare il servizio educativo in un sistema realmente inclusivo, capace di accogliere e valorizzare ogni bambino e ogni bambina nella sua unicità.
Il successo di un approccio inclusivo dipende dalla capacità di ogni contesto educativo di adattarsi ai bisogni emergenti, promuovendo la partecipazione attiva di tutti e tutte e costruendo una cultura della diversità che sia profondamente radicata nella pratica quotidiana.
1.In questo articolo utilizziamo il femminile sovraesteso per parlare di questa figura, poiché nella pratica le persone che svolgono questa funzione sono, in grande maggioranza, donne.
Per maggiori approfondimenti sui diritti di bambini e bambine e sulla genitorialità responsiva consulta il sito di Save the Children.