La lettura ad alta voce è una pratica virtuosa che apporta innumerevoli benefici ai bambini e alle bambine ancor prima di venire al mondo. Una pratica che rafforza e impreziosisce la diade genitore-bambino, sviluppando il così detto “ambito dell’attaccamento al sicuro”.

Oggi molte realtà del mondo scientifico e della ricerca promuovono l’approccio della lettura precoce misurandone i benefici già dai primissimi anni di vita.
L’apprendimento della lettura da parte del bambino è naturalmente facilitato da tutte quelle attività, propedeutiche alla lettura stessa, che lo avvicinano alle parole, come il parlargli, il coinvolgerlo nelle discussioni, lo starlo ad ascoltare, il mettergli a disposizione una grande varietà di libri e il conversare sulle sue letture.

 

Abbiamo chiesto a Mariangela Lacalamita, fondatrice e amministratrice dell’Associazione Leggere Coccole e da oltre quindici anni formatrice di bambini e ragazzi nonché formatrice regionale per assistenti all’infanzia e consulente per scuole, biblioteche e famiglie, di raccontarci dei benefici della lettura ad alta voce e sin dalla primissima infanzia. 

Suggerimenti utili per guidare i genitori verso proposte educative di qualità.

 

Perché è importante la lettura ad alta voce
Può sembrare banale puntualizzare i motivi per cui la lettura ad alta voce è di fondamentale importanza per la formazione di un piccolo essere umano eppure ancora oggi non è scontato che le famiglie e gli adulti di riferimento del minore ne comprendano la reale efficacia.
Nel vortice degli impegni, dell’ipnosi da schermo, del tempo (e della pazienza) mai sufficiente da dedicare alla narrazione di storie, occorre a tutti noi – genitori, nonni, educatori, insegnanti – tenere ben presenti i numerosi ambiti in cui incide positivamente l’appuntamento con i libri e la regolarità con cui questo si ripropone in casa o nei luoghi preposti all’educazione e alla formazione.
Esistono innanzitutto delle motivazioni scientifiche, che si riferiscono cioè allo sviluppo del cervello e delle sue potenzialità legate al linguaggio e non solo, dimostrate con sempre maggiore accuratezza dagli studi pubblicati negli ultimi anni nell’ambito delle neuroscienze. Spesso è questa disciplina a fornirci la base iniziale quando intavoliamo un discorso che riguardi la promozione della lettura, quasi a voler dare sostanza a qualcosa che viene spesso percepito come accessorio, astratto e lontano dalla realtà. La letteratura e più in generale l’atto del narrare rappresentano invece l’essenza della nostra identità e sono capaci di modificare profondamente il nostro modo di pensare, esprimerci, comprendere il mondo a noi circostante.

 

Gli effetti della lettura ad alta voce nella relazione genitore-bambino
Un piccolo cervello che legge mette in movimento una quantità di sistemi di comunicazione e relazione che non investono solo il campo puramente intellettivo: la parte più importante del lavoro di promozione della lettura nella fascia prenatale e dei primi 24 mesi di vita riguarda l’ambito dell’attaccamento sicuro. In questa prima fase infatti abbiamo a che fare con lettori non autonomi che al suono delle nostre parole lette, recitate, cantate associano non ancora un valore semantico ma qualcosa di molto più prezioso e interessante: una emozione. Non è un caso che i primissimi testi che si propongono ai lattanti contengano rime, suoni e onomatopee spesso collegati a un’azione o sensazione fisica sprigionata dal contatto o dal contenimento che l’adulto lettore è portato a compiere durante la lettura ad alta voce al bambino. Così come il cervello, anche la relazione compie un importante cambiamento quando la lettura diviene momento di dolcezza, coccola, contatto e conforto.

 

La lettura come linguaggio altro di comunicazione genitore-figlio/a
I libri saranno allora isola felice della relazione adulto – bambino/a anche in futuro, un modo per richiedere affetto o vero e proprio strumento di dialogo anche quando il bambino vivrà nuove fasi di crescita. Compiere questo passaggio significa quindi creare un imprinting positivo con l’oggetto libro e con la lettura che – lo precisiamo – non è mezzo ma fine ultimo. La lettura permette inoltre alle figure di riferimento del bambino di variare e sperimentare diversi approcci comunicativi rispetto al solo linguaggio funzionale, con narrazioni che variano per ritmo, schema narrativo, e – nel caso degli albi illustrati di qualità – anche per il tipo di immagini che accompagnano la voce (o il solo gesto del voltare pagina).
A proposito della fruizione estetica di immagini o di termini poetici che si prestano a diversi livelli di comprensione e interpretazione, il nostro consiglio è di osare senza paura anche e soprattutto con i piccolissimi, esplorando oscurità, profondità e complessità di immagini e lingua scritta senza farle passare necessariamente dalla semplificazione o dalla comprensione così come gli adulti la intendono. Lo esprime bene Marcella Terrusi nella sua preziosa pubblicazione dal titolo Meraviglie mute:
“Esploratori assetati di nuove visioni, i lettori sono in grado anche di stare nel nonsenso, dimensione estetica importante almeno quanto quella del senso.”

 

Per acquisite maggiori informazioni collegati al blog di Save the Children Italia, uno spazio di approfondimento tematico dedicato alle famiglie e non solo