Il debutto alla scuola primaria per un bambino e per una bambina vuol dire cambio del grembiule, arrivo di un nuovo zaino, utilizzo di materiali inediti, incontro con nuovi insegnanti e compagni. Il tutto condito con del colorato entusiasmo misto ad euforia, paura e senso di smarrimento. E i genitori, dinanzi a questa trasformazione, come si sentono? Come sostengono i passi dei figli e delle figlie verso nuovi spazi? Ci racconta la sua esperienza Gloria Lanciotti, coordinatrice e formatrice del Centro Arcobaleno, dell’Associazione Piombini e Sensini di Macerata, partner della Rete Zero-Sei di Save the Children.

L’accompagnamento dei figli e delle figlie alla scuola primaria inizia mesi prima dell’ingresso effettivo nei nuovi spazi di vita quotidiana. La scelta della scuola (“quale? con quale indirizzo? con qual organizzazione oraria? in quale quartiere? con quali compagni e compagne della scuola dell’infanzia?”) viene fatta nel mese di gennaio, e spesso porta con sé delle amabili notti insonni. Ciascun genitore, per il proprio figlio e la propria figlia ricerca il meglio ed in questa parola si condensano, in una potente alchimia, la storia personale e scolastica dei genitori, le aspettative e le ansie attuali e il profondo desiderio di compiere una scelta buona che supporti adeguatamente la crescita futura dei bambini e delle bambine e non generi in loro ansia e frustrazione.

Il meglio e il buono: queste le due parole che accompagnano il momento della scelta. Il meglio richiama l’immagine del non plus ultra: dinanzi alle alternative, quella che viene selezionata rappresenta e promette ciò che garantirà: cinque anni di apprendimenti gratificanti, ed esperienze scintillanti per i nostri bambini e bambine. Il buono ci riporta all’universo degli odori e dei sapori, del sentire – soprattutto con il cuore – che la direzione ipotizzata ha in sé qualcosa di gratificante per la persona che la potrà sperimentare. Se il meglio si può stagliare in un orizzonte allargato di possibilità (in cui magari partecipiamo alle iniziative di scuola aperta di tutta la città perché non ci saranno limitazioni geografiche a precludere delle possibilità), il buono osserva estensioni spaziali più ristrette per metterle in connessioni con le reali esigenze organizzative e temporali della famiglia (ricordiamo che il bambino o la bambina che inizierà la scuola primaria è parte di un sistema familiare dove sono ampie le parti da armonizzare). Senza contare, che spesso le famiglie non sono adeguatamente informate e competenti (magari anche perché non conoscono la lingua) ad intraprendere “un percorso alla ricerca del meglio”.

Una volta scelta la traiettoria tra il meglio ed il buono, ci apprestiamo a godere degli ultimi mesi della scuola dell’infanzia andando ogni tanto con il pensiero al prossimo settembre. I venti dell’estate corrono veloci e nel loro andare permettono l’attivazione del processo riflessivo ed organizzativo verso il pianeta della scuola primaria. Nel dispiegarsi di questo processo ci sarà un momento preciso in cui i nostri sguardi genitoriali incroceranno lo sguardo delle future maestre o futuri maestri dei nostri figli.

Proprio in quell’istante il meglio ed il buono torneranno a dialogare dentro di noi: parlando con il primo attiveremo delle aspettative verso la nuova figura adulta che affiancherà il cammino dei nostri figli, parlando con il secondo accenderemo il lumino della fiducia verso il nuovo adulto che diverrà compagno anche dei nostri sentieri genitoriali. E se le aspettative generate dal meglio potrebbero creare rigidità negli scambi comunicativi, la fiducia potrebbe sostenere un dialogo tra adulti capace di donare un senso di appartenenza e di unità a ciascun bambino e bambina, giovanissini allievi di una scuola dal sapore buono.

 

Per ulteriori approfondimenti sul mondo dell’infanzia e dell’adolescenza consulta il blog di Save the Children.