I principi della clinica transculturale permettono agli operatori e alle operatrici di disporre di strumenti per costruire una relazione significativa con persone provenienti da mondi diversi. Oltre a una chiara comprensione linguistica, occorre infatti anche poter accedere a rappresentazioni culturali differenti e saper prendere contatto con le proprie difese consce e inconsce nei confronti della diversità. Si tratta di un processo complicato che necessita di passaggi sia conoscitivi sia emotivi, sui quali possiamo qui dare solo dei brevi accenni. Approfondiamo l’argomento con il contributo di Ida Finzi, psicologa e psicoterapeuta della Cooperativa Crinali.
Senza rinunciare ai nostri strumenti professionali, dobbiamo abituarci a tenere in considerazione il fatto che le persone migranti fanno riferimento a culture, comportamenti, modalità relazionali, competenze, regole e ruoli che si sviluppano e sono condivisi in contesti diversi da quelli ai quali ci riferiamo noi. Spesso il fatto che non li conosciamo suscita in noi delle reazioni immediate, tuttavia dobbiamo fare lo sforzo di astenerci da giudizi e decentrarci dalle nostre rappresentazioni prima di intervenire. Si tratta di avere la consapevolezza del fatto che ciascuno di noi fa riferimento al proprio “involucro culturale” che permette gli scambi e la condivisione con il proprio ambiente, ma che nella migrazione la coerenza fra la cultura interna e quella esterna viene meno, con conseguenze complesse sulla propria identità, sicurezza e possibilità di comprensione reciproca.
La migrazione, qualunque siano le condizioni più o meno traumatiche nella quali è avvenuta, implica in particolare una fragilizzazione per le famiglie, soprattutto per le donne che si trovano a svolgere le proprie funzioni come donne e madri in una situazione di solitudine e di assenza di sostegno materiale e culturale. La letteratura e la clinica hanno messo in evidenza come il primo anno di vita e la prima esperienza di maternità in terra di migrazione costituiscano potenzialmente condizioni di particolare vulnerabilità e come sia importante poter ricorrere a figure di sostegno che permettano sia di riconnettersi con le proprie conoscenze interiorizzate sia di essere accompagnate nel mondo esterno. Il nuovo bambino infatti deve essere deposto, oltre che in una culla mentale e in una culla fisica, anche in una culla culturale che lo contenga all’interno della mente e delle rappresentazioni della sua famiglia e dell’ambiente di appartenenza; la rottura dei legami con la propria famiglia d’origine e con la propria terra, la solitudine, l’isolamento e gli esiti del trauma migratorio sono potenziali indicatori di rischio per lo stabilirsi dei legami precoci.
Se l’attenzione alla relazione nei primi anni di vita viene sollecitata da più parti come una delle priorità necessarie per uno sviluppo sano e per la prevenzione di successive difficoltà, tanto più, alla luce dell’esperienza e della clinica, occorre potenziare iniziative di sostegno e accompagnamento alle madri e alle famiglie migranti con bambini piccoli.
Ma come stabilire una relazione che sia veramente d’aiuto e non sia vissuta come controllo, stigma o giudizio? Innanzitutto, gli operatori e le operatrici devono poter disporre di una mediazione linguistico culturale competente che permetta non solo di capirsi ma di costruire un campo comunicativo verbale e non verbale di fiducia e di comprensione reciproca. Inoltre, qualunque sia il contesto nel quale la relazione si stabilisce, occorre essere molto chiari sulle competenze presenti e curare la condivisione degli obiettivi dell’intervento. Bisogna ricordare che molte persone migranti con le quali entriamo in contatto hanno subito lunghi percorsi difficili e a volte violenti e che la fiducia va ricostruita. Inoltre, occorre tempo per osservare con calma e senza pre-giudizi le difficoltà e le risorse presenti prima di proporre interventi. Dobbiamo essere consapevoli delle nostre rappresentazioni culturali che spesso non coincidono con quelle delle persone che accogliamo e verso le quali dobbiamo esercitare un’attitudine di interesse e curiosità e non di giudizio. Dobbiamo anche cercare di diventare consapevoli delle nostre reazioni emotive, a volte inconsce, delle nostre difese e rigidità nei confronti di ciò che non conosciamo e la cui estraneità può suscitare in noi meccanismi di rifiuto, ansia, preoccupazione.
È necessario che gli operatori e le operatrici possano disporre di contesti di confronto in équipe e di una supervisione competente per poter elaborare il materiale di osservazione, i dubbi e le difficoltà che si animano in particolare a fronte di situazioni di forte sofferenza e estraneità e per definire progetti di intervento che tengano conto della complessità di queste storie di vita, delle priorità ma soprattutto delle risorse individuali e familiari da rinforzare per potenziare le competenze presenti.
Riferimenti bibliografici
CATTANEO M.L., DAL VERME S. (a cura di), Terapia transculturale per le famiglie migranti, Franco Angeli, Milano, 2009
CATTANEO M.L./DAL VERME S., Donne e madri nella migrazione. Prospettive transculturali e di genere, Unicopli, Milano, 2005
FINZI I., IMBIMBO F., KANEKLIN S., Accompagnami per un po’ – Un’esperienza di home visiting nei primi due anni di vita, Franco Angeli, Milano, 2014
FINZI I., Genitorialità e migrazione: riflessioni intorno alla complessità della valutazione e del sostegno quando le famiglie vengono da altri mondi, in “Minori e Giustizia, n.3/2014, ed F. Angeli, pp.110 – 121
FINZI I., et al. Quando gli interventi di aiuto permettono a madri e bambini di non essere allontanati: home visiting come sostegno precoce alla genitorialità, in Minori e Giustizia, F. Angeli, n. 4/2018, pp. 143 – 154.
FINZI I., COLOMBI M., DARESTA C., FABIETTI G., LECCHI B., MONTALBETTI P., Interventi di tutela nella fascia 0-3 anni: il ruolo dell’home visiting nella rete dei servizi, in Minori e Giustizia, F. Angeli, n. 1/2021, pp.61 – 72
MORO M.R., Bambini immigrati in cerca di aiuto – I consultori di psicoterapia transculturale, UTET, Torino, 2001
MORO M.R., Genitori in esilio, R. Cortina, Milano, 2002
Ulteriori spunti:
Sito di Crinali: www.crinali.org
Al mio passo. Il podcast dedicato al servizio Home Visiting della Cooperativa Crinali:
https://www.crinali.org/al-mio-passo-il-podcast-di-crinali-sul-servizio-di-home-visiting/