La cornice dei Touchpoints è un progetto che nasce dal lavoro di Barry Brazelton, un grande pediatra americano che ci ha lasciato nel 2018 a 99 anni. ll suo lavoro è iniziato negli anni 50, un’epoca in cui si riteneva che il neonato vivesse una “fase autistica”, ovvero che fosse un essere senza capacità di entrare in relazione, a cui bastava semplicemente essere nutrito, tenuto al caldo, accudito. A spiegarci il suo approccio è, in questo articolo, Luca Migliaccio, codirettore del Centro di formazione Touchpoints Brazelton in Italia.

Brazelton è stato un grandissimo innovatore nello studio dello sviluppo dei bambini/e. Ha aiutato studiosi, operatori e genitori a riconoscere le competenze sociali del neonato, presenti sin dalle primissime ore di vita dopo la nascita, la sua capacità fin da subito di vedere, sentire, riconoscere la voce dei genitori, l’odore della madre, preferire la figura geometrica del volto umano, di essere in grado di seguire gli oggetti che attraversano il suo campo visivo, di agganciare lo sguardo di chi interagisce con lui e di seguirlo.

Il suo approccio innovativo l’ha reso famoso negli Stati Uniti e in tutto il mondo e l’ha portato a collaborare con tantissimi operatori di discipline diverse: etologi, pediatri, psicologi, neuroscienziati, infermieri, fisioterapisti, con tutte le professioni che avevano a che fare con bambini e bambine nei servizi educativi, quindi anche educatrici, insegnanti, maestre e operatori socio-sanitari.

Verso la fine della sua carriera, intorno ai settant’anni, invece di andare in pensione ha raccolto tutte le sue conoscenze sullo sviluppo e in particolare sul lavoro con le famiglie, sistematizzandole nell’“Approccio Touchpoints”.

 

In cosa consiste l’approccio Touchpoints?

Questo approccio, ormai diffuso in molti paesi del mondo, si pone quattro obiettivi:

  • Sostenere lo sviluppo del bambino. Questo primo obiettivo accomuna tutti i professionisti che lavorano con l’infanzia e con l’adolescenza, rendendo questo approccio molto trasversale
  • Sostenere e promuovere le relazioni familiari. Lo sviluppo è un processo che avviene all’interno delle relazioni e quindi per sostenerlo è necessario sostenere le relazioni familiari
  • Sostenere il benessere e la soddisfazione degli operatori. Indipendentemente dalla disciplina e dalla professione, gli approcci e le modalità di lavoro che si utilizzano influenzano l’esperienza professionale, la capacità di stare con i bambini e le bambine con i genitori, con i colleghi. La condivisione dell’approccio Touchpoints ha come riflesso importante un aumento del benessere per gli operatori
  • Costruire comunità solide. Negli Stati Uniti, dove l’approccio si è diffuso in maniera massiva intorno agli anni 2000, si sta osservando che nei territori in cui gli operatori di tanti servizi diversi, educativi e socio-sanitari, lavorano avendo anche questo strumento, riescono a collaborare di più e a creare quel fil rouge attraverso il quale le famiglie sentono continuità e coerenza di intervento, pur incontrando operatori diversi di servizi diversi.

L’approccio Touchpoints si basa su due i pilastri:

  • Il modello evolutivo è una modalità con cui Brazelton suggerisce di guardare allo sviluppo, inteso non solo come raggiungimento di tappe evolutive, raggiungimento di competenze, ma come processo attraverso il quale maturano queste competenze. Questo processo coinvolge il sistema nervoso centrale, quindi c’è una spinta innata nel bambino ad acquisire nuove competenze, ovviamente diversa nello sviluppo tipico e nello sviluppo atipico. Nell’acquisizione di competenze vi è un contributo dell’ambiente, dell’esterno, quindi dei genitori e di tutte le relazioni del bambino. Ci sono dei momenti in cui, per preparare nuove acquisizioni, tutte le energie vengono concentrate su una specifica acquisizione che può essere nel sistema motorio o nel sistema cognitivo o nella regolazione delle emozioni. Questa concentrazione di energie verso un obiettivo specifico può comportare delle regressioni fisiologiche che Brazelton indica come periodi di “disorganizzazione”, da distinguere rispetto alle regressioni patologiche. In questi momenti di disorganizzazione, sembrano venir meno alcune competenze che fino a quel momento erano state acquisite. Il concetto di “disorganizzazione fisiologica” evidenzia che lo sviluppo non avviene in maniera lineare, ma si muove per salti. Nei momenti in cui il bambino si disorganizza, si può disorganizzare anche il sistema familiare perché i genitori, vedendo che alcuni raggiungimenti vengono meno o che il bambino per alcune giorni e per alcune settimane “retrocede”, possono pensare che vi siano dei problemi e delle difficoltà

 

  • Il modello relazionale è l’altro elemento molto importante dell’approccio Touchpoints. In esso viene individuato un sistema di Presupposti e Principi Guida, una serie di strategie per aiutare gli operatori a intessere un’alleanza di lavoro con i genitori che possa aumentare l’efficacia di tutti i loro strumenti professionali. Il professionista non si pone come l’unico esperto che si occupa del bambino insieme ai colleghi dell’equipe, ma considera i genitori come esperti che devono entrare a far parte dell’equipe. Il genitore ha infatti un’expertise diversa da quella dei tecnici, da quella dei professionisti: consiste nel conoscere il proprio bambino, conoscerne i comportamenti, averli visti svilupparsi, conoscere le sequenze comportamentali, la storia familiare, le proprie reazioni ai comportamenti del bambino, tutti elementi, questi, che ne influenzano lo sviluppo

Questo approccio, sviluppato inizialmente pensando allo sviluppo tipico nella fascia 0 6 anni, si è poi esteso anche all’adolescenza e, con una serie di adattamenti, anche allo sviluppo atipico.

Per i professionisti di diversi ambiti è utile avere una cornice che possa aiutarli a comprendere meglio la prospettiva del bambino nelle diverse fasi dello sviluppo, i suoi comportamenti e i suoi vissuti che cambiano man mano che affronta delle nuove sfide e acquisisce nuove competenze. Lo stesso comportamento, infatti, può essere differente nelle diverse fasi dello sviluppo, può avere delle interpretazioni e delle letture differenti, che vanno tarate a seconda della fase di sviluppo e che sono diverse dalle letture adultomorfe. È utile inoltre avere delle strategie per lavorare con i genitori, aspetto nel quale la formazione di molti professionisti è carente.  Si è più formati nel riconoscere segnali di allarme, comportamenti disfunzionali, fattori di rischio, sintomatologie, ovvero tutto ciò che aiuta a costruire un quadro, una valutazione, una diagnosi e un conseguente piano di intervento. Questo piano di intervento ha bisogno di avere la famiglia a bordo come membro dell’equipe e come esperto coinvolto nel processo. Per fare questo tutti gli studi sul cambiamento mostrano che è importante il focus sulle risorse, ovvero che i genitori, le madri, i padri, sentano quanto l’operatore è capace di vedere le loro risorse e proporre una possibilità di miglioramento, di accrescimento della loro capacità di relazione, di stare con il loro bambino. Trovare le risorse non è sempre semplice perché spesso noi operatori ci troviamo a lavorare in situazioni complesse, con famiglie con molti fattori di rischio, con relazioni, genitori-bambino molto difficili, a volte difficilissime. In quelle situazioni è più complesso rintracciare le risorse del genitore, le risorse della relazione e gli strumenti per farlo. L’approccio Touchpoints di Brazelton aiuta proprio in questo senso.

In particolare, rispetto al coinvolgimento paterno, pensiamo all’importanza dell’autoefficacia genitoriale, all’importanza che il genitore possa sentire di farcela, di riuscire nella relazione con il proprio bambino. Questi sentimenti aumentano il coinvolgimento del genitore, mentre i genitori che si sentono meno efficaci possono tendere a essere meno coinvolti nella loro relazione con il bambino, a trascorrere meno tempo con lui/lei, a utilizzare di meno le proprie energie all’interno di questa relazione. Molti studi mostrano che una scarsa fiducia nelle proprie competenze genitoriali è un fattore di rischio che può portare verso relazioni meno coinvolte e perfino trascuranti o maltrattanti. Ci sono delle correlazioni tra disfunzionalità nella relazione e coinvolgimento dei genitori all’interno della relazione. Ecco l’importanza dell’autoefficacia del genitore. Noi operatori abbiamo un grande ruolo rispetto a questo, perché focalizzandoci sulle risorse possiamo promuovere il cambiamento, migliorare tutti gli aspetti della relazione che non stanno funzionando, aiutare i genitori a scoprire tutte le proprie risorse e quindi a sentirsi maggiormente coinvolti nella relazione.

L’approccio Touchpoints prevede quindi una formazione transdisciplinare, che mette in relazione operatori di discipline diverse, consente di costruire un linguaggio comune e una prospettiva simile dalla quale guardare allo sviluppo e alle relazioni del genitore con i bambini e le bambine e degli operatori con i genitori. Non si sostituisce a tutti gli altri strumenti delle diverse professioni, ma si aggiunge con l’obiettivo di potenziare l’alleanza di lavoro col genitore e all’interno di questa alleanza, utilizzare tutti gli strumenti in modo più efficace per la promozione dello sviluppo e per il coinvolgimento dei genitori.

 

Brazelton, T. B. (1992). Touchpoints: Your child’s emotional and behavioral development. Massachusetts: Addison-Wesley Publishing Company (trad. it.: Il bambino da 0 a 3 anni: guida allo sviluppo fisico, emotivo e comportamentale del bambino. Milano: Rizzoli, 2003).

Brazelton, T.B. and Sparrow, J. (2008). Touchpoints-three to six. Boston: Da Capo Lifelong Books (trad. it.: Il bambino da 3 a 6 anni: dedicato a tutti i genitori di bambini in età prescolare o al primo anno di scuola. Milano: Rizzoli, 2004)

 Lester B.M. and Sparrow J.D., editors (2010). Nurturing children and families: Building on the legacy of T. Berry Brazelton. New Jersey: John Wiley & Sons (trad. it.: Bambini e Famiglie. L’eredità di T. Berry Brazelton. Milano: Raffaello Cortina Editore, 2015).

Migliaccio L., Banella F.E. e Rapisardi G. (2025). L’approccio Touchpoints di Brazelton per gli interventi di sostegno alla genitorialità. Quaderni ACP Vol 1 p. 18-22.

Rapisardi G., Davidson A. (2003).  La promozione dello sviluppo neonatale ed infantile: l’approccio Brazelton. Medico e Bambino, 22 (3), 171-175.

 

Per maggiori approfondimenti sui diritti di bambini e bambine e sulla genitorialità responsiva consulta il sito di Save the Children.