«Noi siamo quello che mangiamo» diceva nel 19esimo secolo il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, per sottolineare come le abitudini alimentari di un individuo possano dirci molto sulle caratteristiche di quella persona. A distanza di due secoli, studi recenti ci dicono proprio che la salute si costruisce a tavola già a partire dai primi mesi di vita. Approfondiamo l’argomento con Daniela Palmisano, Brunella Cozzolino e Arianna Russo di Fiocchi in Ospedale Cardarelli, progetto gestito dall’associazione Pianoterra ETS.

Sappiamo che dalla nascita fino al compimento del primo anno di vita il latte materno rappresenta il principale nutrimento per il/la bambino/a. Esso, infatti, è un alimento vivo che si modifica nel tempo adattandosi ai bisogni nutrizionali e digestivi del/della lattante e proteggendolo dalle infezioni, grazie al suo elevato contenuto di anticorpi specifici.

Nel caso in cui il latte materno non sia sufficiente, l’integrazione di latte formulato rappresenta una valida alternativa per una buona crescita del/della bambino/a. Intorno al sesto mese di vita la dieta lattea va integrata e arricchita con altri nutrienti: cereali, frutta, verdure, ortaggi, proteine animali e vegetali. Parliamo di “Alimentazione Complementare” (AC), o con termine meno corretto di svezzamento o divezzamento, quando il cibo solido va ad aggiungersi al latte, sia esso materno o formulato, che resta ancora per mesi l’alimento principale della dieta del lattante.

 

Orientare le famiglie ad una sana alimentazione dei piccoli

Numerose sono le famiglie che incontriamo presso Fiocchi in Ospedale, in occasione dei controlli pediatrici  all’ambulatorio di follow-up 0 – 3 anni dell’A.O.R.N. A. Cardarelli di Napoli. Spesso i genitori ci chiedono consigli proprio sull’alimentazione complementare  e nello specifico su come preparare i pasti per i loro bambini e come somministrarli in maniera sicura.

Secondo i nuovi orientamenti sull’argomento, molti pediatri/e oggi, andando oltre lo “svezzamento tradizionale”, suggeriscono ai genitori di lasciare che il/la bambino/a si “svezzi da solo” durante i pasti. Si parla infatti, più correttamente, di autosvezzamento, invece che di svezzamento. In questo modo, senza forzature, tutti i bambini e le bambine – ciascuno con i suoi tempi – iniziano ad assaggiare il cibo dei grandi a tavola, portandolo alla bocca o usando le posate.

Daniela Palmisano, educatrice perinatale di Fiocchi in Ospedale, ci racconta: “Durante le consulenze in ambulatorio, incontriamo spesso genitori per i quali la paura che bambini/e possano soffocarsi con il cibo diventa un ostacolo ad un’alimentazione varia e ad un rapporto sereno con il cibo. Per questo motivo gli alimenti vengono frullati anche oltre il primo anno di vita precludendo così al/alla bambino/a la possibilità di manipolare il cibo e fare esperienza”. Pertanto, rassicuriamo spesso i genitori su questo punto, e parliamo loro di come realizzare “tagli sicuri” del cibo in base alle indicazioni del Ministero della Salute, mostrando loro immagini esplicative sull’argomento ed esercitandoci insieme.

Ripetiamo spesso ai genitori che è fondamentale sviluppare precocemente un rapporto sano con il cibo e tutto ciò avviene ancora una volta a tavola, seguendo l’esempio di tutti i componenti della famiglia. Il momento del pasto diventa così a tutti gli effetti un momento educativo che favorisce lo sviluppo affettivo, cognitivo e sociale nella prima infanzia.

Ricordiamo, poi, anche le buone regole da adottare a tavola: evitare l’uso di dispositivi elettronici – cellulare, tablet, televisore – durante i pasti della famiglia e dare spazio alle parole e alla convivialità.

Man mano che i bambini crescono, è buona consuetudine cercare di coinvolgerli nella preparazione dei pasti, già a partire dalla spesa, nell’apparecchiare la tavola e nel lasciare che i piccoli si servano il cibo nel piatto da soli. Pazienza e tempo sono due ingredienti indispensabili in cucina che contribuiranno ad alimentare la curiosità dei più piccoli/e verso il cibo e una sana soddisfazione dei loro bisogni”.

 

Per maggiori approfondimenti sui diritti di bambini e bambine e sulla genitorialità responsiva consulta il sito di Save the Children.