Se oggi c’è una maggiore cura e attenzione per la nascita di un/una bambino/a è anche perché negli anni sempre più specialisti di ginecologia e ostetricia hanno riconosciuto la valenza degli studi di Frederick Leboyer, ginecologo e ostetrico considerato padre della nascita senza violenza.
A parlarci del suo metodo, oggi adottato in tutto il mondo, è in questo articolo Nicoletta Princigalli, dell’Ass.ne “Lo Scrigno” – realtà attiva nel supporto alle e ai future/i neo-mamme e papà e partner della Rete ZeroSei
Frédérick Leboyer nacque a Parigi il 1 novembre del 1918. Mente brillante e anima nobile, dedicò tutta la sua vita (terminata nel 2017) alla nascita rispettata. È stato il primo ad osservare la metodologia di nascita occidentale con occhi diversi e a ritenerne l’eccessiva ospedalizzazione un elemento di disturbo della fisiologia oltre che una pratica scorretta.
I numerosi viaggi nei Paesi asiatici, l’India in particolare, gli hanno mostrato un approccio diverso al mistero della vita e alla nascita stessa. Così come gli hanno regalato una visione differente, più rispettosa, più amorevole, più a contatto, della crescita dei bambini. Sarà lui a portare in occidente la dolcissima pratica del massaggio neonatale.
La tenerezza e la cura che avrà osservato negli occhi e nelle mani di Shantala[1] gli daranno la consapevolezza che nulla più dell’amore è ciò di cui ha bisogno l’essere umano.
Un nuovo approccio alla nascita: il metodo Leboyer
Ciò che Leboyer sottolineava mancare in occidente era soprattutto il rispetto dei tempi di mamma e bambino, la capacità di accogliere la lentezza che il parto e la nascita richiedono.
Sono questi, due eventi che hanno del miracoloso e di cui ancora oggi ben poco si conosce nel dettaglio del proprio svilupparsi naturale.
Le donne sanno partorire e i bambini sanno nascere, bisogna soltanto lasciarli fare!
È questo che il ginecologo illuminato cercò di insegnare per tutto il corso della sua vita professionale. La fretta, la smania di gestire, controllare, indirizzare mal si conciliano con un evento del tutto naturale e che richiede tempo. Nascere è faticoso e sconvolgente.
Dà vita così al parto dolce, al metodo Leboyer, che prevede una serie di condizioni affinché il parto sia per mamma e bambino un’esperienza positiva ed affinché venga il più possibile rispettata la fisiologia:
- il riposo del bambino sul petto della madre dopo la fatica della nascita;
- il clampaggio ritardato del cordone ombelicale;
- il rimandare ad un momento successivo le cure mediche post-partum.
Stare dalla parte del bambino/a anche durante il parto
Leboyer è stato il primo a porsi dalla parte del bambino, a guardare a questo evento con i suoi occhi, rendendo note le sue emozioni, fatte soprattutto di sgomento e paura.
I nove mesi trascorsi nel grembo materno sono stati dolci, sereni. I suoni venivano percepiti come ovattati, la luce filtrava tenue attraverso il pancione, le voci assomigliavano a dondolii musicali, il battito del cuore della mamma accompagnava il sonno e scandiva le giornate. Questo nido di tenerezza e protezione è destinato a dover essere abbandonato, quando le onde del travaglio si faranno intense ed impetuose.
Abbandonare quella culla di amore e coccole non sarà semplice, mamma e bambino dovranno danzare insieme, ascoltarsi, respirarsi, donarsi alla vita e al mondo senza riserve. Il processo di nascita, o di rinascita, è complesso e necessita di attesa.
I rumori della sala parto, la luce violenta della scialitica, le voci concitate dei presenti interferiscono con un evento che dovrebbe riguardare l’intimità della diade, o meglio, della triade.
È esattamente su questo che Leboyer pone l’accento e lo fa con grazia e, allo stesso tempo, autorevolezza. È sulla necessità di accogliere nel silenzio e nella lentezza la nuova vita che viene al mondo che ci invita a riflettere.
Illuminante e commovente è il suo “Per una nascita senza violenza” in cui racconta appunto il punto di vista del bambino ed esorta a cambiare il modo di accoglierlo, lasciando a lui e alla madre il tempo e la possibilità di scegliere il come e il quando.
Le sue parole sono incisive e suonano come un monito per chi ha preteso e pretenderà di interferire con la natura.
“Tra il giorno e la notte non indugia forse l’alba incerta e la lenta, maestosa gloria dell’aurora? Lasciate alla nascita la sua lentezza e la sua gravità”.
Nel rispetto del lavoro instancabile e prezioso del personale sanitario, ci auguriamo che gli insegnamenti di Leboyer restino sempre un faro che illumina la via di tutti coloro che sono chiamati ad assistere mamma e bambino Nel momento del loro incontro.
[1] Shantala è il nome della donna che Leboyer incontrò in India e da cui apprese una dimensione della cura del bambino fino ad allora sconosciuta in occidente